A gettare benzina sul fuoco è stato l’arresto del deposto presidente egiziano Mohamed Morsi, posto in custodia cautelare per 15 giorni: i magistrati lo accusano di aver portato avanti attività di spionaggio per conto di Hamas e di essere coinvolto nelle evasioni di massa dalle prigioni durante la rivoluzione del 2011.
I Fratelli musulmani sono furiosi: la carcerazione di Morsi è “illegale”, dicono, perché l’ex presidente non ha avuto un avvocato difensore. E avvisano che la sua detenzione porterà il paese alla “divisione”, oltre a segnare “un ritorno al passato”, ovvero all’era Mubarak. E anche Hamas ha condannato l’arresto.
“No alla violenza, sì allo stato di diritto e a procedure regolari, riconciliazione basata sull’inclusione sono i principi base ai quali aderire in questo momento difficile” aveva twittato il vicepresidente El Baradei. Ma l’appello è caduto nel vuoto.