Père Roucou ma che cosa è successo esattamente?
Il Consiglio di Stato che è la più alta istituzione giuridica in Francia, ha preso due decisioni lo stesso giorno che per me sono chiare e significative perché ha vietato alle donne musulmane di indossare il velo in un ospedale pubblico ma non lha vietato in una struttura privata come lasilo nido in questione. Credo che i giudici abbiano dato prova di saggezza, mantenendo nel nostro Paese una netta distinzione tra lo spazio pubblico e lo spazio privato. Da parte mia non comprendo la nuova offensiva che è partita dalle correnti dei laicisti più radicali perché non vedo ad oggi la pertinenza e lutilità di aprire di nuovo un dibattito su questo soggetto.
E allora perché si sta portando avanti di nuovo questa proposta?
Non si tratta di laicità ma sotto la copertura della laicità, si mira a regolamentare ancora di più il comportamento dei musulmani nella società francese. Vedo quindi piuttosto il tentativo da parte della classe politica di assicurare forse alcune frange della popolazione ma ci si avventura in una strada pericolosa, quella di regolamentare la vita privata, rischiando così di toccare uno dei pilastri fondamentali della nostra Repubblica che è la libertà religiosa.
Dunque la legge attuale va bene così comè?
Intanto bisogna dire che lutilizzo del velo da parte delle donne musulmane non è tra le preoccupazioni principali dei francesi. Tre associazioni laiche – la lega dei musulmani, la lega dei diritti umani e la Libre Pensée – hanno preso posizioni contro ogni nuovo progetto di legge sulla laicità. La domanda allora è perché gli uomini politici si ostinano a riaprire un dibattito che rischia di dividere ancor più i francesi, che rischia di puntare il dito contro i musulmani in un momento in cui avremmo piuttosto bisogno di maggiore unità nazionale e legame sociale.
Dovè lerrore?
Non so se è così anche in Italia, ma cè un errore tipicamente francese: quello di credere e di pensare che con le leggi si possano risolvere problemi di comportamento e di mentalità. Tra laltro, stiamo anche constatando un aumento di paura nei confronti dellIslam e sentimenti anti-islamici nella società francese. E siamo preoccupati per questa deriva che è di natura piuttosto culturale. Quello che allora veramente vedo è piuttosto un rischio di comunitarismo: invece di andare verso lintegrazione della popolazione musulmana nella società francese, si va verso una rivendicazione sempre più forte delle identità religiose che rischia di infiammare i conflitti sommersi presenti nella società.
Ma le donne musulmane francesi che cosa dicono? Come vivono il velo?
Intanto bisogna chiarire che soltanto nelle correnti più radicali dellIslam, si obbligano le donne a portare il velo. La maggioranza degli Imam sa perfettamente che non cè alcun versetto nel Corano che sancisce questobbligo. Si sta però verificando in Francia un fenomeno nuovo: le ragazze e le giovani donne tendono a indossare il velo anche contro lopinione stessa dei loro genitori e dietro a questo comportamento ci sono motivazioni molto diverse, difficili da riassumere in ununica ipotesi. Nei quartieri popolari, per esempio, si tende a indossare il velo perché indica il bisogno da parte della donna di essere e di sentirsi rispettata, dunque in questo caso cè piuttosto una motivazione sociologica. Per altre donne, il velo è indossato per scelta profondamente religiosa, per cui ha un significato spirituale che va rispettato. Per altre ancora è un indumento identitario, indica cioè lappartenenza alla religione musulmana. Ha un significato rivendicativo. Insomma, quello che voglio dire è che il velo o il foulard in Francia non è assolutamente un problema. Lo è il velo integrale e lo è per motivi di ordine pubblico, ma in quel caso esiste una legge che lo regolamenta in maniera molto chiara.
E allora come uscire da questo dibattito che in maniera ciclica si riapre?
Lo si può risolvere solo partendo dal presupposto che se la Repubblica è laica, la società non lo è. E allora occorre – come diceva il filosofo Paul Ricoeur – fondare la laicità non sullastensione da ogni segno religioso, ma su un processo lento, continuo di apertura al dibattito e al confronto.
http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/04/00259442_gli_estremismi_della_laicite.html