Crescita e riforme. Il primo degli incontri si è tenuto ieri a palazzo Turati, sede della Camera di Commercio di Milano. A sottolineare il dinamismo del Paese è stato lambasciatore turco in Italia, Hakki Akil: Dal 2002 al 2009 il valore del Pil della Turchia è triplicato. Siamo oggi la sedicesima economia al mondo e membri del G20. Una crescita economica a cui è corrisposta una serie di riforme politiche e di sviluppo della società civile. Basti ricordare come negli scorsi mesi le Ong turche hanno raccolto 300 milioni di dollari per la carestia in Somalia. Parlando di Turchia non bisogna dimenticare, infatti, il colpo di stato militare del 1980 che portò alla Costituzione nel 1982. Uneredità che non è ancora stata completamente superata. Lattuale Costituzione ha evidenziato il direttore dellInstanbul policy center di Instanbul, Emin Fuat Keyman è quella uscita dal colpo di stato. Una costituzione che va riformata. Secondo Fuat Keyman sono diverse le sfide che attendono il premier Erdogan uscito vittorioso dalle elezioni del 12 giugno scorso. Una tornata elettorale che ha visto laffluenza dell87% della popolazione: La sfida principale per il governo ha precisato Keyman – resta, però, la questione curda che è tornata a farsi sentire. Accanto a queste rimangono anche altri punti interrogativi come il ruolo nella primavera araba, la democratizzazione e i diritti umani. Con il recente tour diplomatico nel Mediterraneo ha sottolineato Keyman Erdogan è diventato sempre più popolare, ma ci sono anche tensioni con Siria, Egitto, Tunisia e Israele; questo richiama nuove sfide e nuove responsabilità per la Turchia.
Negoziati bloccati. Sul versante internazionale, invece, il punto interrogativo più grande riguarda i rapporti con lUnione europea: i primi passi della Turchia verso lUe risalgono al 1959. Poi ventanni fa lufficializzazione della domanda di adesione e nel 2002 lassegnazione dello status di candidato che ha portato allavvio dei negoziati nel 2005. Negoziati ora bloccati. Speriamo di arrivare ad una partecipazione piena della Turchia alle Istituzioni dellUnione europea perché senza questa parte del mondo mediterraneo la politica stessa dellUe nella regione risulta indebolita, ha affermato Matteo Fornara, direttore della rappresentanza a Milano della Commissione europea. Il dossier turco presso lUnione europea ha conosciuto nel passato accelerazioni e rallentamenti. Dispiace vedere come da parte europea ci siano delle resistenze in una fase in cui ha aggiunto Fornara , i recenti avvenimenti del Mediterraneo, rendono il ruolo della Turchia ancora più importante. A essere cambiato in questi anni è, però, latteggiamento della leadership turca verso lUe: Se nei decenni passati lEuropa era vista dalla Turchia come il naturale sbocco, da qualche tempo latteggiamento turco è cambiato. La Turchia non sembra più dipendente dallUe e sta diversificando le sue strategie internazionali. Per questo credo che lUe debba continuare a lavorare per una relazione privilegiata con la Turchia. Il vice-presidente del Senato, Emma Bonino, ha, invece invitato la Turchia, in un contesto sempre più globale, a non credere di poter farcela da sola, auspicando una ripresa positiva dei negoziati.
Ue come unico obiettivo. Sul tema dei rapporti tra Ue e Turchia è intervenuto anche Volkan Bozkir, ambasciatore e presidente della Commissione esteri del Parlamento turco. LEuropa ha detto Bozkir – rimane lobiettivo della Turchia, ma non possiamo aspettare in eterno. Ci stiamo impegnando a raggiungere tutti i 18 capitolati previsti per ladesione entro la fine del 2013, per questo attendiamo una risposta non oltre linizio del 2014. Penso e spero ha proseguito lambasciatore che questa situazione di stallo non porti lUe a rischiare di perdere un membro come la Turchia, dove la gente vuole ancora entrare in Europa. Commentando le recenti iniziative diplomatiche turchem Bozkir ha concluso: Avere buoni rapporti con i vicini non significa cercare alternative perché lasse della Turchia non si è spostato.
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