Giovani cristiani del Medio Oriente: Grazie a Benedetto XVI, un sostegno alla nostra vocazione
Johanna, giovane seminarista egiziano, e p. Isa, sacerdote palestinese di Betlemme, devono la loro vocazione alla figura di Benedetto XVI. Con le sue encicliche, le sue lettere e il suo viaggio in Terra Santa egli è stato un esempio della presenza di Cristo non solo fra i cristiani, ma anche fra musulmani ed ebrei.
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Benedetto XVI rappresenta una figura forte e coraggiosa che dà speranza alla nostra minoranza cristiana cattolica in Egitto”. È quanto afferma ad AsiaNews Johanna Luca, 28 anni, giovane seminarista di Giza (Egitto), giunto in piazza S. Pietro per assistere all’ultima udienza di Benedetto XVI. Come altri seminaristi, Johanna è a Roma da pochi mesi e si ritiene fortunato per la possibilità di vedere ed ascoltare il Papa in questo periodo di verifica del sacerdozio. ” In questi anni – racconta – ho sempre visto in lui un sostegno e un esempio di comunione, soprattutto per la mia Chiesa che opera in un Paese a maggioranza musulmana”. Per il seminarista “l’amore per Cristo testimoniato dal papa ha riempito di luce e ha dato speranza ai giovani cristiani egiziani”. “Il gesto di rinuncia mi ha colpito – ammette – all’inizio ero molto addolorato, ma ora so che Benedetto XVI sarà ancora più vicino a me attraverso la preghiera e alla sua totale dedizione a Cristo”.
P. Isa, 29 anni, giunge invece da Betlemme (Palestina) e come Johanna è a Roma da pochi mesi. Il giovane sacerdote racconta che Benedetto XVI è stato fondamentale per la sua vocazione: “Avevo 21 anni quando il card. Joseph Ratzinger è stato eletto papa. La sua figura ha accompagnato tutti i miei anni di seminario attraverso le sue encicliche, i suoi discorsi e il suo viaggio in Terra Santa nel 2009. In questo periodo ho imparato da lui l’amore per la Chiesa e soprattutto la comunione dell’amore all’interno della Chiesa. Oggi sono qui in piazza San Pietro per pregare per lui e ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per i cristiani di Terra Santa e del Medio Oriente”.
P. Isa sottolinea che attraverso i suoi discorsi, in particolare quello di Ratisbona, Benedetto XVI ha testimoniato lo sguardo amorevole e misericordioso di Gesù alle persone di fedi differenti. “Dio – spiega – si è fatto uomo per salvare tutta l’umanità. Noi cristiani di Terra Santa viviamo da vicino questa priorità, la nostra presenza fra musulmani ed ebrei serve proprio per testimoniare al mondo che Cristo è morto e risorto per tutti”. “La mia speranza – conclude – è che il futuro Papa continui su questa strada dell’amore e della comunione universale fra i cattolici e sia per tutti un esempio di umiltà e servizio alla Chiesa”. (S.C.)
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