(di Remigio Benni) (ANSAmed) – IL CAIRO, 9 DIC – ”Non fidarsi degli islamisti, non mantengono mai le promesse che fanno”: e’ un avvertimento, accompagnato da un’accurata disamina delle ragioni della vittoria dei partiti dei Fratelli Musulmani e dei salafiti (specie di Al Nour) al primo turno delle elezioni legislative in Egitto, oltre che del fallimento elettorale del movimento di piazza Tahrir, che Iman Bibars, attivista dei diritti umani, rivolge tanto ai suoi connazionali che agli osservatori esterni parlando con l’ANSA.
Direttrice regionale di Ashoka, organizzazione ‘globale’ (vuol dire mondiale, basata a Washington e con simbolo una grande quercia), che indica il proprio ruolo di ‘innovatore sociale’ per risolvere ‘i problemi del mondo piu’ difficili’, nonche’ presidente di una ong locale (Adew) per i diritti delle donne, Bibars ha un aspetto imponente, ma tranquillo, che ricorda il grande pellerossa di ‘Qualcuno volo’ sul nido del cuculo’ e parla un inglese che compete con quello di ambasciatori americani.
”I Fratelli Musulmani si dicono ‘moderati di centro’, ma e’ una definizione che non significa nulla – sostiene – la loro strategia e’ quella di conquistare il potere, passo per passo.
Il problema e’ che non hanno una visione politica, ne’ una economica, ne’ propongono politiche sociali. In tanti anni non hanno creato un’impresa che creasse posti di lavoro per i giovani, e quello che hanno raggiunto e’ soltanto frutto delle attivita’ caritatevoli che hanno svolto, grazie all’aiuto di fondi spesso provenienti dall’Arabia Saudita, o donazioni di sostenitori arabi”. Per i salafiti il discorso e’ molto simile, con la differenza, dice Iman, che ”i Fratelli sono piu’ astuti e non si rivelano subito per quello che effettivamente vogliono: il potere puro e semplice”.
La vittoria evidente (oltre il 36 per cento per i Fratelli Musulmani e quasi il 24 per i salafiti) nel primo turno elettorale per Bibars e’ anche il risultato di espedienti come ”Non vuoi votare per la Fratellanza? – avrebbero detto agli elettori – allora vota per Liberta’ e Giustizia” (il loro partito). In occasione del referendum del 19 marzo per modificare la costituzione in senso a loro utile fecero circolare volantini in cui dicevano ”se non voti si’, vai all’inferno”. A Luxor, tra la gente meno abbiente, in queste elezioni i salafiti avrebbero ottenuto il voto di cristiani con immagini di ‘Umm al Nour’ (Umm e’ la madre, fatta passare per la Madonna, Al Nour il loro partito).
Il movimento dei giovani e meno giovani di Tahrir – ”un momento di eccezionale vitalita’ esploso contro le frustrazioni di decenni” – non aveva tessuto ideologico ne’ politico e voleva soltanto la caduta di Mubarak, che non ha retto perche’ era fragile, e le soluzioni per tenerlo in piedi erano prive di fantasia e intelligenza”. Per il futuro Bibars teme che il danno peggiore di un regime islamista possa venire dall’imposizione ”di un sistema educativo che rendera’ tutti ignoranti e con una cultura monotemtica sfondo religiosa, senza scambi con l’esterno”.
”Ci vorranno almeno due legislature – conclude l’esponente di Ashoka, secondo la quale sia gli Stati Uniti che l’Europa non avranno difficolta’ ad avere relazioni con un Egitto retto dagli islamisti – perche’ gli egiziani si sveglino di nuovo ed una nuova rivoluzione. A proposito, vorrei precisare che non si e’ trattato di Primavera Araba, ma di Risveglio, dopo settemila anni di sonno profondo”. YBB
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