EGITTO – (9 Dicembre)

Fattah (Fratelli musulmani): con noi in Parlamento i cristiani sono più sicuri

«Nessuno deve temere la vittoria dei Fratelli musulmani alle elezioni: il nostro credo politico è l’alternanza e siamo pronti a ripresentarci tra uno o due anni per farci giudicare di nuovo dagli elettori». Abdel Fattah Hasan, esponente di spicco del Partito Libertà e Giustizia, espressione dei Fratelli musulmani, commenta così la vittoria elettorale in Egitto. Ben 34 su 52 i seggi conquistati nel voto di primo livello, relativo a un terzo delle circoscrizioni nazionali. Come rivela Fattah a Ilsussidiario.net, «l’unica modifica all’architettura dello Stato che intendiamo introdurre è la trasformazione del regime presidenziale in Repubblica parlamentare». E aggiunge: «Ora il nostro partito è in grado di garantire che la polizia non ripeta mai più i massacri dei cristiani come quello avvenuto il 9 ottobre scorso».

Come spiega il fatto che i Fratelli musulmani, rimasti in secondo piano nei giorni della rivoluzione, hanno vinto le prime elezioni libere nella storia dell’Egitto?

Vorrei che l’Occidente intero sapesse una cosa fondamentale: gli elettori scelgono sempre i candidati che sono vicini a loro, nei momenti positivi come in quelli negativi. Per anni gli esponenti dei Fratelli musulmani hanno subito le torture dell’ex regime totalitario, sono stati vicini con le loro opere caritatevoli ai poveri e ai bisognosi, hanno organizzato incontri di riconciliazione a livello sociale tra le famiglie e le tribù per evitare lo scatenarsi di faide. Nonostante le deformazioni dei mass media nei nostri confronti, la gente non crede a ciò che ascolta alla televisione, ma al comportamento cortese e al contatto diretto con i candidati del Partito Libertà e Giustizia. Ecco il motivo essenziale della nostra vittoria. Il nostro è un popolo maturo e sa distinguere bene tra i politici presenti sul territorio e quelli che vorrebbero arrivare in Parlamento con il paracadute.

Nelle prossime settimane si terranno altri due livelli di elezioni. Quale risultato definitivo prevede per il suo partito?

Non sono in grado di prevedere il risultato definitivo, ma so con certezza che dipenderà dal peso di ciascun candidato nelle singole circoscrizioni. Tutto dipenderà dal contatto diretto con gli elettori. Nelle elezioni del prossimo 14 dicembre, Libertà e Giustizia candida dei nomi molto famosi in Egitto, come Essam El-Erian, vicepresidente del partito, e Gamal Heshmat, ex parlamentare del Mezzo Delta. Il numero delle liste pronte a sfidarci però è molto elevato, e tra le altre in particolare temiamo la concorrenza dello storico partito Al-Wafd.

I cristiani egiziani sono terrorizzati dalla vittoria del partito dei Fratelli musulmani. I loro timori sono fondati?

Lo spauracchio dei Fratelli musulmani, propugnato dall’ex regime, ha influenzato in modo profondo alcune personalità delle elite. Queste ultime compaiono spesso in tv e canali satellitari, cercando di corrompere il gusto del nostro popolo. Il mio invito è uno solo: “Lasciamo che a parlare siano i fatti”. Non si possono giudicare le persone solo sulla base delle loro intenzioni, e per i partiti politici è lo stesso. E’ veramente illogico immaginare che Libertà e Giustizia, una volta approdato in Parlamento, promuova delle leggi pericolose. Non si può scrutare nei cuori e nelle intenzioni dei Fratelli musulmani, perché il mio partito storicamente non ha mai avuto il potere per fare alcunché. Dateci uno o due anni di tempo, e poi gli elettori giudicheranno se avremo fallito oppure no. Se nelle prossime settimane la nostra maggioranza sarà confermata, porgeremo una mano tesa a tutte le forze politiche del Paese, per ricostruire la nostra Patria insieme mano nella mano. Questa per noi è una convinzione così salda, da arrivare a essere una fede.

Che cosa risponde a chi teme che Libertà e Giustizia, dopo le elezioni, possa cambiare la Costituzione e restare al potere per sempre?

I Fratelli musulmani non sono né dei né semi-dei. Il nostro programma elettorale, come può verificare chiunque, parla di uno Stato civile e democratico. L’Egitto democratico deve essere basato sull’alternanza, il potere quindi va gestito a turno dai diversi partiti che vincono le elezioni, lasciando sempre l’ultima parola al popolo attraverso il voto. Non possiamo cambiare la Costituzione a nostro piacimento. Tanto è vero che dopo che ne sarà ultimata la nuova stesura, auspico che tutti gli egiziani siano chiamati a esprimersi su di essa con un referendum. Il popolo egiziano non accetterà mai dittature né un nuovo Faraone che venga per rimanere al potere per sempre.

Il 9 ottobre scorso la polizia ha assassinato 28 cristiani. Il suo partito, in quanto vincitore delle elezioni, è in grado di garantire che questo non avvenga mai più?

Sì, lo possiamo garantire anche in forza del nostro programma elettorale. Il nostro obiettivo infatti è quello di rieducare gli agenti e cambiare ciò che si insegna nell’Accademia della Polizia di Stato. Introdurremo una riforma per creare una nuova figura di agente che rispetta i diritti umani e che si considera come un umile servitore della popolazione civile. E non al contrario come un ispettore, un persecutore o una figura che umilia i cittadini. Attraverso questa riforma, faremo sì che le violenze perpetrate in passato dalla polizia non si ripetano in futuro.

Il suo partito intende portare al governo Al-Nour, che rappresenta i salafiti?

Non posso prevedere quali saranno i risultati definitivi, ma Libertà e Giustizia intende formare una coalizione con tutte le forze in grado di fare progredire il nostro Paese. Se Al-Nour sarà all’altezza della fase cruciale che sta attraversando l’Egitto lo accetteremo, altrimenti piuttosto creeremo un governo con i partiti liberali per realizzare insieme il bene del nostro Paese.

Conserverete la Repubblica Presidenziale o la cambierete?

Puntiamo a introdurre gradualmente una Repubblica parlamentare come in Italia. Manterremo la figura del presidente, ma gli attribuiremo meno poteri di quelli attuali. Il regime parlamentare rappresenta infatti una garanzia in più contro il ritorno di una dittatura nel Paese.

(Pietro Vernizzi)


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