R. Credo che questo messaggio è come se fosse stato fatto per noi, per noi qui in Terra Santa, per la regione del Medio Oriente. Educare i giovani alla giustizia e alla pace è come dire di andare controcorrente. Non è facile, perché abbiamo una cultura di violenza, una cultura che non ci dà pace, e abbiamo una situazione in cui si è persa tanta credibilità nei discorsi politici fatti in tante visite. Nonostante tutto, bisogna andare controcorrente e sperare. Il Santo Padre ci chiede di educare i giovani alla pace e alla giustizia e dobbiamo farlo! Abbiamo tutta una generazione di giovani sia israeliani che palestinesi che sono nati e cresciuti nella violenza, con loccupazione, circondati dai muri; abbiamo tutta una generazione che non conosce ancora dovè il Santo Sepolcro, a causa di questa situazione politica, per motivi di sicurezza e così via. Nonostante tutto siamo chiamati ad educare alla giustizia e alla pace. Non è facile, lo sappiamo. Tutti i movimenti del mondo arabo di questi giovani pensano ad avere più pace, più giustizia, più dignità, più lavoro.
D. A proposito di questo, Sua Beatitudine, il Papa è chiaro: chiede di ascoltare, valorizzare le nuove generazioni nella realizzazione del bene comune
R. Sì, questo è il nostro dovere. I primi movimenti, i primi cambiamenti che si sono avuti nel Nord Africa non avevano un colore politico, non avevano un colore fanatico o rivoluzionario nel senso peggiore: volevano solamente più giustizia, più dignità, più lavoro, più libertà di coscienza e libertà in generale.
D. Il Papa parla di diritti e libertà fondamentali delluomo da rispettare e poi parla anche di bene comune: dunque centralità della persona e anche centralità del bene comune. Quale speranza per il futuro in Medio Oriente?
R. Torniamo alleducazione e siamo con il Papa al cento per cento, perché è rimasta lunica voce, come Giovanni Battista, che grida nel deserto. Siamo in un deserto, benché ci si trovi nel cuore delle grandi città, con tanta agitazione politica. Continuiamo però a gridare con il Santo Padre, come Giovanni Battista, sapendo che non siamo soli in questo terreno e che il Signore sta con noi. Andiamo avanti, sperando che questanno nuovo sia nuovo in tutti i sensi, anche in senso democratico, nel senso della libertà e della giustizia.
D. In concreto, se guardiamo al conflitto israelo-palestinese cè lappuntamento domani di due delegazioni in Giordania. E davvero una ripresa dei negoziati dopo lo stallo che si trascina dal 2010?
R. So che domani ci sarà questo incontro e noi accompagneremo le due delegazioni, quella israeliana e quella palestinese, con le nostre preghiere e il nostro augurio, perché si arrivi ad una soluzione per il bene di tutti, per la pace di tutti e per la serenità di tutti. Auguriamo molto bene e speriamo altrettanto bene. Non perdiamo la speranza e accompagniamo domani queste delegazioni con la nostra preghiera. Io domani farò un salto in Giordania per augurare buon Natale a tante nostre parrocchie che si trovano in Giordania.
D. Quindi, in qualche modo è vicino anche fisicamente a questo incontro che può segnare la ripresa…
R. In tutti i sensi noi siamo vicini: siamo nel cuore della situazione.(ap)
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