ROMA, martedì, 6 dicembre 2011 (ZENIT.org) Tornano le bombe e il terrore in Iraq. Sono stati tre gli attentati dinamitardi che hanno sconvolto ieri Baghdad, provocando almeno 11 morti e alcune decine di feriti: gli obiettivi erano principalmente gli sciiti ma anche i cristiani sono nel mirino.
La prima esplosione si è verificata nel quartiere settentrionale di Urr, con 8 morti e 18 feriti tra i pellegrini sciiti recatisi nella capitale irachena per la festività dellAshura. Una seconda bomba è esplosa nel pomeriggio contro un altro gruppo di pellegrini, causando tre vittime. Un terzo ordigno ha ferito 4 sciiti nel quartiere di Zaframiyah, nel centro cittadino.
Lattentato più cruento è però avvenuto a nord della città di Hilla, nellarea di al-Nil, dove unautobomba è esplosa in mezzo ad una processione provocando la morte di 16 persone, tra cui donne e bambini.
LAshura, che si celebra oggi, è la commemorazione del martirio dellimam Husayn, avvenuto nel VII secolo, e da molto tempo è divenuta pretesto per violenze ed attentati da parte della minoranza sunnita. La situazione è precipitata dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e loccupazione militare statunitense che si concluderà alla fine di questo mese.
AsiaNews riferisce anche di aggressioni avvenute nei giorni scorsi nei confronti dei cristiani. Il 2 dicembre a Zakho in Kurdistan, i fondamentalisti, sobillati dallimam locale, hanno distrutto negozi di liquori, centri massaggi e un albergo, ferendo almeno 30 persone.
Aggressioni contro negozi e strutture appartenenti ai cristiani caldei, sono avvenute anche a Dohok.
Episodi analoghi, secondo quanto riportato da AsiaNews si sono verificati anche a Baghdad, dove alcuni gestori di negozi di liquori avrebbero ricevuto lettere minatorie contro i loro esercizi commerciali.
Secondo le fonti cristiane consultate dallagenzia e rimaste anonime per motivi di sicurezza, nel Nord del paese, i fondamentalisti stanno portando avanti una campagna di intimidazione pianificata nei minimi dettagli contro i cristiani per scoraggiare i curdi nel sostenere la resistenza siriana.
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