Continua a reggere la tregua tra Israele e i fondamentalisti palestinesi di Hamas nella Striscia di Gaza. Laccordo è stato raggiunto ieri sera a conclusione di una febbrile giornata di tentativi diplomatici. In evidenza il ruolo di mediatori dellEgitto e degli Stati Uniti, che hanno inviato in Medio Oriente il segretario di Stato, Hillary Clinton. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Stamani si è pensato alla ripresa delle ostilità quando è stato udito lallarme, nella zona meridionale israeliana di Ashqelon. Le sirene hanno suonato, segnalando il possibile arrivo di missili palestinesi. Poi si è capito che si trattava di un falso allarme, segno che la tregua tiene almeno in queste prime ore. Dopo una settimana di violenze, costate la vita a 162 palestinesi e 5 israeliani, la comunità internazionale guarda con soddisfazione a questo piccolo ma importante passo avanti, raggiunto grazie alla mediazione di Lega Araba, Egitto e Stati Uniti, al quale deve necessariamente seguire unazione diplomatica incessante tesa alla pace. Il segretario generale dellOnu, Ban Ki-moon, chiede con forza che ora si dia spazio ai negoziati. Sulla tregua raggiunta e sui passi ancora da fare, abbiamo sentito padre Ibrahim Faltas, economo della Custodia francescana di Terra Santa:
R. – E importante, la tregua, ma dobbiamo chiederci perché è successo tutto questo. In questi anni, veramente non si è fatto più nulla, non cè stato più alcun dialogo, né trattative per risolvere la questione mediorientale. E come se questa terra fosse stata dimenticata da tutti. E per questo, quando non cè dialogo, quando non cè incontro tra le parti, succedono queste cose. In otto giorni abbiamo visto violenza, morti, abbiamo assistito ad una situazione terribile, soprattutto alluccisione di tantissimi bambini! Penso che dobbiamo aiutare i due governi a sedersi ad un tavolo di dialogo, di riprendere le trattative per trovare una soluzione che consenta ad entrambe le popolazioni di vivere una situazione di pace, di sicurezza e di dignità. Deve intervenire tutta la comunità internazionale!
Quali i rischi di una situazione ancora difficile e che potrebbe precipitare nuovamente? Lo abbiamo chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali allUniversità di Firenze:
R. – Questa è una tregua breve. Può essere un primo passo verso qualcosa, ma non va dimenticato che Israele e Hamas non si riconoscono e che tutta questa settimana di guerra tra questi due soggetti ha messo in ombra lunico soggetto dei palestinesi con cui si dovrebbe davvero avere un dialogo, perché cè già un riconoscimento effettivo e cioè lAutorità palestinesi di Abu Mazen.
D. – Si parla, comunque, di successo diplomatico, raggiunto grazie allEgitto e alla presenza di Hillary Clinton nella regione
R. – LEgitto è un grande Paese e Gaza sta appiccicata allEgitto: è logico, quindi, che lEgitto intervenga. Lo ha fatto molto bene e soprattutto lha fatto non da solo, ma assieme alla Turchia di Erdogan e altri partner arabi, come la Tunisia e il Qatar. Quindi lEgitto dei fratelli musulmani, in realtà, è un elemento di stabilità nellarea.