In Kenya elezioni segnate dalla violenza: almeno 17 le vittime
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R. Il Kenya viene da 4 o 5 anni di crescita economica annuale intorno al 7%. Questa crescita però non è ridistribuita equamente: non cè stata giustizia in questo boom economico che sta avvenendo. Cè una divisione sempre più grande tra i ricchi e i poveri. Inoltre la sicurezza sociale praticamente non esiste per la stragrande maggioranza di lavoratori e questo crea una grande tensione. E ovvio che se qualcuno vuole aumentare o lavorare su queste divisioni, per creare violenza, ha gioco facile.
D. – Stanno prendendo piede movimenti separatisti che sarebbero coinvolti anche nelle violenze di questi giorni: che cosa chiedono?
R. Sì, ad esempio cè un gruppo di matrice islamica, che però, come spesso succede, usa lislam solo per ragioni politiche. Questo gruppo chiede la separazione della regione costiera dal Kenya. Tutto questo ha una ragione storica. Fino a tempi recenti la costa è stata indipendente. Almeno fino a quando non sono arrivati gli inglesi la regione costiera era sotto il dominio di un sultano. Al momento dellindipendenza del Kenya cera stata una richiesta separatista forte da parte di alcuni personaggi, più o meno eredi della tradizione islamica, che era stata poi riassorbita. Sembrava non ci fosse più segno di queste rivendicazioni, che invece sono riemerse un paio di anni fa.
D . Il Kenya è uno dei principali territori africani di missione. Come la Chiesa sta operando in questo Paese?
R. La Chiesa sta lavorando molto bene per la pace. Ci sono molte iniziative ormai da un paio danni che, in vista di queste elezioni, cercano di sviluppare una cultura di convivenza tra le diverse etnie. Ci sono molti progetti concreti.