LIBANO – (3 Giugno 2022)

Beirut, assistenza e politiche sociali soffocate dalle banche

di Fady Noun

Il ministero degli Affari sociali chiede al governatore della Banca centrale di intervenire sugli istituti privati per rimuovere i limiti ai prelievi per le associazioni. La fuga di paramedici, sanitari ed educatori all’estero per salari e condizioni di lavoro migliori. A questo si aggiungono i prezzi alle stelle e la mancanza (o il blocco) di risorse. 

Beirut (AsiaNews) – “Ci stanno soffocando!”. Marie F., responsabile pedagogica della scuola per bambini con bisogni speciali dell’associazione Acsauvel (Metn), assicura di “non poterne più!”. Ai fondi trasferiti dal ministero delle Finanze, a titolo di indennità riservato al ministero degli Affari sociali, è stato fissato un massimale per i prelievi di 8 milioni di lire libanesi al mese (poco meno di 5mila euro). Ma non è tutto. Questi fondi sono spalmati sulle quattro settimane!

Acsauvel, precisa la responsabile, ha dovuto da poco far fronte alla partenza di un logopedista, dello psicologo in carica e deve rimediare all’imminente partenza di una delle sue educatrici. Sottolineando di “capire perfettamente” le ragioni alla base di questi ripetuti abbandoni, aggiunge: “Vedo ogni giorno su internet richieste di assunzione per paramedici, logopedisti, psicomotori, educatori specializzati. I nostri diplomi sono molto apprezzati e richiesti nei Paesi arabi e in Canada”. La responsabile di Acsauvel e centinaia di educatori ed educatrici – accompagnati da bambini e persone a carico – si sono riuniti ieri mattina davanti alla sede della Banca del Libano, per protestare contro il trattamento riservato loro dalla Bdl e dagli istituti di credito privati, che paralizzano la loro missione e costringono alcuni di loro a licenziare il loro personale o, in alternativa, di chiudere i battenti.

Mescolato alla folla, il ministro per gli Affari sociali del governo uscente Hector Hajjar si è unito alla ondata di indignazione popolare, chiamando direttamente in causa nella sua arringa le false promesse fatte a suo tempo alle diverse istituzioni dal governatore della Banca centrale Riad Salamé. Rispondendo a una circolare pubblicata il giorno prima da quest’ultimo, Hajjar ha ribadito ai giornalisti presenti ciò che aveva già scritto in un chiarimento pubblicato al mattino: “L’impegno assunto dalla Banca del Libano ieri sera [il 1 giugno, ndr] a pagare il 40% delle royalties dovute alle organizzazioni caritatevoli per il 2021 in contanti è un impegno di massima. Invitiamo il governatore a tradurlo in realtà e a confermare formalmente questa decisione emettendo le circolari necessarie per la sua attuazione (da parte delle banche private)”.

Cento dollari e un milione di lire

Presente alla manifestazione del mattino suor Zahiya Frangié, una religiosa della congregazione delle Figlie della carità, fra gli altri presidente del Consiglio nazionale per i servizi sociali, non nasconde tutta la propria indignazione. Responsabile di 165 bambini, tra orfani e casi sociali, spiega che l’associazione sotto la sua gestione ad Ajaltoun (Kesrouan) “vive con 100 dollari e un milione di lire libanesi al mese”. “Gli arretrati – prosegue – pari a 100 milioni che il ministero degli Affari Sociali ci doveva per l’anno 2020 sono stati trasferiti sul nostro conto corrente bancario. Tuttavia, questo importo ha già perso gran parte del proprio valore, e con questa situazione ci vorrà almeno un anno per poterli utilizzare!”.

Secondo suor Zahiya, le persone curate in tutte le aree dell’assistenza sociale sono, a seconda delle annate, tra 46mila e 50mila. E il numero di persone che le servono e che compaiono nei registri dei dipendenti di queste associazioni è compreso fra i 23mila e i 25mila. “Una delle più grandi istituzioni che si prendono cura dei bambini con sindrome di Down, Sesobel, è appena rimasta stravolta dalla partenza di 48 elementi appartenenti al personale amministrativo ed educativo” racconta il ministro Hector Hajjar, che considera il tetto di due milioni di lire imposto dalle banche sui prelievi settimanali “ridicolo”. “Sanno – aggiunge il titolare del dicastero – che una fornitura di acqua ora costa 1,8 milioni di lire?”. “Le poche centinaia di migliaia di sterline pagate – afferma – non bastano nemmeno per coprire i costi della bolletta del telefono cellulare!”.

Hajjar denuncia anche le pastoie burocratiche a cui sono soggette le istituzioni in questione, con il pretesto che ve ne sarebbero di “fittizie”. “Le cose sono arrivate al punto – afferma – che ci vogliono tre o quattro dipendenti in ogni istituzione, il cui compito sarebbe quello di soddisfare i requisiti di imposti dalla legge” per continuare l’attività. La precisazione del ministero si affianca ad altre tre richieste che ben rispecchiano le difficoltà incontrate dalle istituzioni sociali e delle quali ha discusso di persona durante una lunga sessione di confronto a casa del governatore.

Pagamenti e bonifici

La spiegazione ministeriale riassume le rivendicazioni nel seguente modo: il pagamento degli stipendi con versamento diretto nelle banche, partendo dai bonifici effettuati dal ministero; la revoca di tutte le restrizioni sui prelievi di denaro contante versato alle istituzioni da donatori stranieri; la concessione di agevolazioni speciali a queste istituzioni per quanto riguarda il massimale dei prelievi di denaro in “lollari” (dollari convertiti in lire a un tasso medio fissato dalla Bdl). “Di conseguenza – conclude la nota del dicastero – continuiamo a sostenere i movimenti di protesta, fino a quando queste richieste non saranno soddisfatte”.

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.asianews.it/notizie-it/Beirut,-assistenza-e-politiche-sociali-soffocate-dalle-banche-55951.html

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