YEMEN – (3 Giugno 2022)

Una donna yemenita con i suoi bambini in attesa degli aiuti alimentari
Una donna yemenita con i suoi bambini in attesa degli aiuti alimentari 

Rinnovata la tregua in Yemen. L’Onu: “Un barlume di speranza”

Nel Paese si apre la strada ad una tregua permanente dopo anni terribili di guerra civile. Ieri il prolungamento di altri due mesi del cessate-il-fuoco sottoscritto dal governo e dai ribelli Houthi. Plauso dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti. L’esperta del Paese, Laura Battaglia ammette che il Paese resta fortemente diviso

Benedetta Capelli e Francesca Merlo – Città del Vaticano

“Accettando di attuare e ora rinnovando la tregua, le parti hanno fornito un barlume di speranza agli yemeniti, è possibile così porre fine a questo conflitto devastante”. Sono le parole dell’inviato Onu Hans Grundberg nel corso dell’annuncio del prolungamento di altri due mesi del cessate il fuoco tra il governo e gli Houthi, in guerra per 7 anni con un pesante tributo di vittime e oltre 4 milioni di sfollati interni.

Un risultato possibile grazie al lavoro delle Nazioni Unite  ma anche dell’Arabia Saudita, dell’Oman e dell’appoggio dell’Egitto e della Giordania che hanno permesso la ripresa dei voli commerciali dall’aeroporto di Sana’a, dopo sei anni di chiusura. “Negli ultimi due mesi – ha spiegato Grundberg – gli yemeniti hanno sperimentato i benefici tangibili della tregua: la diminuzione delle vittime e anche l’aumento delle consegne di carburante attraverso il porto di Hudaydah”.

Serve una tregua permanente

Ora si lavori per una tregua permanente: è l’augurio del presidente americano Joe Biden che ha assicurato il sostegno degli Stati Uniti in tal senso. “La nostra diplomazia – ha aggiunto –  non si fermerà finché non sarà stabilito un accordo permanente. Anche questa treguanon sarebbe stata possibile senza la diplomazia cooperativa di tutta la regione. L’Arabia Saudita ha dimostrato una leadership coraggiosaprendendo iniziative sin dall’inizio per approvare e attuare i terminidella tregua guidata dalle Nazioni Unite. L’Oman ha svolto un ruolo centrale nell’ospitare e facilitare il dialogo. Egitto e Giordania hanno aperto i loro aeroporti ai voli provenienti dallo Yemen”.

Sulla stessa linea il segretario Onu Guteress che ha però ricordato che lo Yemen vive una delle peggiori crisi umanitarie al mondo con oltre 17milioni di persone che soffrono la fame, 3,5 milioni colpite da malnutrizione acuta. Il Paese tra l’altro importa il 90% del cibo, tra cui il 42% del grano direttamente dall’Ucraina. Gli aiuti internazionali, nonostante le promesse, denuncia Oxfam, sono insufficienti e lo stesso World Food Programm ha dovuto ridurre le forniture alimentari a ben 5 milioni di yemeniti.

La tregua ha portato speranza, ma non basta

Laura Battaglia, esperta delle questioni yemenite, ribadisce che una tregua “non basta”.

Ascolta l’intervista a Laura Battaglia, esperta sullo Yemen

Ha raccontato che il prolungamento significa che le parti stanno dialogando. Nonostante le rotture che ci sono state durante questa tregua, la zona nord “ha respirato”. E’ un passo che aumenta la speranza, dice, spiegando che i yemeniti si sono ricongiunti con chi, da anni, è stato fuori, anche grazie alla riapertura, dopo 7 anni, dell’aeroporto di Sana’a. L’inflazione continua, come anche la crisi alimentare, dice Battaglia, anche se la tregua ha permesso un abbassamento dell’inflazione e un movimento di merci prima bloccate. Ma persiste un problema di sicurezza: nonostante la presenza del governo al sud, continuano ad esserci attentati.

Il problema è che c’è un Paese diviso, che probabilmente non verrà mai più reunificato. E c’è un area dello Yemen, una zona di mare, che vanta risorse economiche e che per questo ga gola alle parti in guerra. Per questi due motivi, purtroppo, la tregua non basta.

(Ultimo aggiornamento 03 giugno, h. 12.50)

Il testo originale e completo si trova su:

https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2022-06/yemen-onu-tregua-usa-guerra-fame.html

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