LIBIA – (12 Ottobre)

MONS. MARTINELLI (TRIPOLI), "È L’INIZIO DI UNA NUOVA EPOCA"

“Sono stato colto da un’impressione quanto mai positiva al mio rientro: la Libia ha intrapreso un nuovo percorso, per potersi rinnovare dall’interno”. A parlare è mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario Apostolico di Tripoli, tornato a Tripoli dopo un breve periodo di vacanza in Italia. Mons. Martinelli auspica “una fase di riconciliazione interna” e “un nuovo processo di crescita sociale-culturale del Paese”. “Sono rimasto quasi sorpreso – racconta in una intervista pubblicata sulla newsletter della Fondazione Internazionale Oasis -, perché la situazione, agli occhi di una persona che viene da fuori, è realmente cambiata. Sono diversi i volti delle persone, appaiono più distesi. Sono diversi i colori delle strade, dei manifesti. Anche i nuovi colori della bandiera dicono il cambiamento avvenuto. Prima c’era un clima da incubo, una tensione continua che rendeva impossibile parlare liberamente. La gente ora può dire ciò che davvero pensa, non è più schiacciata dalla paura, dalla preoccupazione di essere perseguitata dal regime”. Mons. Martinelli è fiducioso per il futuro della Libia, anche se, precisa, “ho ben chiara la consapevolezza che il cammino non sarà breve né semplice. Si presenta come una vera e ardua sfida per i libici: programmare la ritrovata libertà a tutti i livelli, quello politico, ma anche educativo e sociale, e garantirla nel modo più compiuto”. (segue)

15:16 – LIBIA: MONS. MARTINELLI (TRIPOLI), “È L’INIZIO DI UNA NUOVA EPOCA” (2)

“Ma l’inizio di questa nuova epoca è buono – prosegue mons. Martinelli -: basta guardare quella sorta di distensione con cui a differenza del recente passato si può oggi operare, senza quel pressante timore di essere ascoltati e traditi, e si coglie come la Libia si sia liberata da un pesante fardello”. A suo parere “la guerra è stata un fatto molto grave, con pesanti ricadute sia sul piano esterno, sia su quello interno. Lo scontro a fuoco, i gruppi contrapposti, la violenza ha accentuato le vecchie divisioni e ne ha causate di nuove. La questione non è chiusa. Il Colonnello è ancora forte e si fa sentire e non mancano persone che sono disposte a perdere tutto per combattere per lui, il loro capo”. La libertà che il vescovo di Tripoli auspica per la Libia consiste nella “possibilità di prendere in mano il proprio destino, di raggiungere un livello più alto non solo economico, ma anche culturale, di apertura al nuovo”. Per ora, “ci sono da curare le ferite profonde recenti” ma “non mancano figure di intellettuali in grado di partecipare e animare la costruzione di un progetto politico, ma anche sociale e religioso per il Paese”. La sua speranza è che, oltre alle imprese economiche internazionali che si prodigano per la Libia, nascessero anche “dei rapporti di collaborazione con realtà culturali straniere, come le università, che favorissero uno lavoro di promozione a tutto campo di tipo culturale”.
 

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