Tripoli (AsiaNews) Quando la guerra finirà, il lavoro dei cattolici resterà una delle pagine più eroiche della testimonianza della Chiesa in Libia. E quanto afferma adAsiaNews mons. Giovanni Innocenzo Martinelli Vicario apostolico di Tripoli, che loda il lavoro prezioso degli oltre 2mila cattolici filippini rimasti negli ospedali per aiutare la popolazione.
Dopo linizio dei bombardamenti Nato racconta il prelato – la maggior parte degli immigrati ha perso il lavoro ed è fuggita e chi è rimasto sta affrontando enormi difficoltà. Mons. Martinelli spiega che nelle principali città della Tripolitania manca il carburante e si fa la coda per prendere il pane e altri beni di prima necessità. Infermieri e medici filippini afferma hanno scelto di restare, non per denaro, ma per servire il popolo libico e la Chiesa, affrontando con coraggio e responsabilità le difficoltà della guerra.
Il vescovo sottolinea anche il coraggio dei migranti dellAfrica sub sahariana, in gran parte operai edili, rimasti per aiutare la popolazione in questo momento drammatico. Queste persone dice mons. Martinelli stanno offrendo il loro tempo e la loro vita per la Chiesa e sono un segno di speranza per i libici.
Dopo quasi sei mesi, la guerra è in fase di stallo. I raid aerei della Nato continuano a colpire obiettivi strategici nelle aree controllate da Gheddafi, consentendo ai ribelli di Bengasi di avanzare verso Tripoli. Ma le truppe fedeli al regime sono ancora lontane da una totale disfatta e ieri hanno respinto un attacco riconquistando per qualche ora alcuni villaggi a circa 100 km dalla capitale. Il 15 luglio i membri del Gruppo di contatto sulla Libia si riuniranno a Istanbul (Turchia) per intensificare la pressione su Gheddafi, che rifiuta di lasciare il potere, ed elargire nuovi finanziamenti ai ribelli.
Mons. Martinelli spera che con larrivo del Ramadan allinizio di agosto si possa giungere a una tregua. La popolazione è stanca di questo conflitto afferma il prelato non dobbiamo stancarci di pregare Dio affinché illumini le menti dei leader, portandoli a deporre le armi. (S.C.)
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