MEDIO ORIENTE – ( 18 Gennaio )

Il patriarca Younan: cristiani del Medio Oriente in grave difficoltà, diritti umani dimenticati



“Rimanete in Medio Oriente”: è l’appello che il patriarca siro-cattolico Youssif Younan, in questi giorni a Roma, ha lanciato ai cristiani che sono in quella regione. Un’area che, negli ultimi anni, è stata investita dalla primavera araba con inevitabili ripercussioni sulla vita delle persone. In proposito il patriarca ha espresso preoccupazione per la violazione dei diritti umani e per la condizione delle minoranze religiose. Benedetta Capelli lo ha intervistato per Octava Dies, settimanale del Centro Televisivo Vaticano:RealAudioMP3

R. – Noi cristiani nel Medio Oriente stiamo attraversando la fase più critica della storia della nostra Chiesa e di tutte le Chiese perché, nonostante quanto si dica sulla primavera araba, i diritti umani sono stati dimenticati.

D. – Cosa possono fare le comunità cristiane d’Occidente, oltre alla preghiera? La vicinanza del Papa è sentita?

R. – Sì. Il Santo Padre ci ha benedetti quando nel settembre scorso è venuto in visita in Libano. Ci ha chiamati a vivere veramente quel legame di vera solidarietà nella libertà e nella verità, perché tutti i popoli del Medio Oriente possano vivere assieme con pieno diritto di cittadinanza. Quindi noi cristiani del Medio Oriente contiamo molto sulle preghiere e sulla solidarietà spirituale dei nostri fratelli e sorelle delle Chiese dell’Occidente, richiamandoli ad essere coraggiosi, fedeli ai principi e ai valori cristiani.

D. – C’è speranza per i cristiani del Medio Oriente, oppure l’attualità – ad esempio il conflitto siriano – sta condizionando la situazione?

R. – La situazione in Siria è disastrosa. È il popolo che soffre, – non il regime, non coloro che finanziano i movimenti di opposizione – molti innocenti vengono uccisi, rimangono feriti, c’è tanta gente che fugge dal Paese e noi ne abbiamo testimonianza. Siamo in contatto con i nostri vescovi, con il clero, con i fedeli. Nuovamente richiamiamo i potenti in Occidente ad essere mediatori di pace e di vera riconciliazione. Tutti dobbiamo cercare – come il Santo Padre ha detto – di abbandonare la violenza per trovare punti di riconciliazione, di dialogo, affinché si possa salvare il Paese.

D. – Un mese fa, a Baghdad, c’è stata l’inaugurazione della Cattedrale siro-cattolica di “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso”, teatro il 31 ottobre 2010 di una strage compiuta da un commando di al Qaeda in cui morirono circa 50 fedeli e due sacerdoti. Che cosa ha significato ridare vita a questa chiesa irachena?

R. – Abbiamo cercato di infondere nuovamente lo spirito di speranza nei nostri fedeli affinché restassero nel loro Paese e nelle loro città. Abbiamo chiesto al governo iracheno di fare di più, affinché i cristiani si sentano nel loro Paese come veri cittadini, e possano godere a pieno dei loro diritti umani, perché tutti hanno diritto di essere rispettati a prescindere dalla religione, dall’etnia di appartenenza.

D. – Un commento sull’Egitto, dove i Fratelli musulmani hanno messo mano alla Costituzione dandogli una svolta che in molti hanno criticato….

R. – Una vera democrazia non è quella solamente numerica. I Fratelli musulmani cercano di mostrare che sono democratici, che rispettano gli altri, ma purtroppo questa non è la verità. Finché non avviamo un sistema di governo che dà a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, ci saranno sempre dei problemi perché anche nell’Islam non c’è solamente una confessione o una sola interpretazione della sharia, ce ne sono diverse. Come pastori della Chiesa non vogliamo entrare nelle questioni politiche, però il nostro dovere è di difendere i diritti di tutti. Ai cristiani del Medio Oriente dico: “Rimanete dove siete, cercate di cambiare il sistema in modo democratico, e abbiate il coraggio di far conoscere i vostri diritti e sperare sempre che la verità vinca su tutto!”.

 
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