Lislam ha sviluppato un suo profilo originale e personalizzato, inserito nelle diverse componenti locali delle varie regioni: L’area egiziana, dove si è sviluppata da tempo una cultura arabo-islamica, modello per tanti paesi, benché la permanenza cristiana sotto la forma copta sia molto presente. L’area maghrebina, dove la faticosa sintesi arabo-berbera e il decisivo incontro-scontro coloniale con i francesi hanno gettato le basi per un Islam arabo occidentalizzato aperto e conservatore allo stesso tempo, con una tendenza all’intransigenza e una permanenza delle solidarietà religiose in forme classiche di confraternite o in forma moderna di associazioni. L’area nilotica, dove la ricerca di una fusione tra cultura araba e cultura africana continua a generare sussulti religiosi e politici.
In Marocco, la maggior parte dei cittadini professa l’Islam. Oltre ai musulmani, sono presenti nel paese circa 60 mila cattolici, perlopiù francesi, e 15 mila ebrei. Sebbene il re sia considerato discendente del Profeta e “Principe dei credenti”, la legislazione è notevolmente laica, in particolare con un codice di diritto di famiglia (Mudawana), riformato nel 2004, che tutela le donne molto più di quanto non faccia la legislazione a base islamica di altri Stati a maggioranza musulmana. Anche l’uso degli alcolici, sebbene vietato dalla legge coranica, non è punito dalla legge marocchina. Inoltre, è molto seguito il calendario occidentale per cui nelle città più importanti, o più turistiche, spesso è la domenica, e non il venerdì, il giorno di riposo.
In Algeria la maggior parte della popolazione (all’incirca il 99%) è di fede islamica. Il restante 1% si divide tra cattolici ed ebrei. La Chiesa cattolica è presente sul territorio con un’arcidiocesi e tre diocesi. I cattolici sono circa 5.000 persone.
In Tunisia Circa il 98% della popolazione è di religione musulmana. Oltre alla minoranza di fede ebraica (1%), è presente anche una piccola componente di credenti di fede cristiana (1%), per lo più discendenti di coloni francesi ed italiani.
In Libia la confessione islamica è stata proclamata religione di Stato nel 1970. I musulmani (per lo più sunniti) sono circa il 97%, i cristiani sono circa il 3% e di questi circa 40.000 sono cattolici. La maggioranza della popolazione araba e arabo-berbera è sunnita.
In Egitto la maggior parte della popolazione è musulmana, con una percentuale che varia dal 90 % fino all’80 % a seconda delle fonti; il rimanente 10 – 20 % è costituito in gran parte da cristiani, di cui la maggioranza appartiene alla chiesa copta. Esistono piccolissime minoranze di ebrei (resto di una antichissima comunità fiorente fino alla metà del XX secolo), di bahá’í e di atei o agnostici. In Egitto cè anche una comunità cattolica appartenente principalmente alla Chiesa cattolica copta che si è separata dalla Chiesa copta ortodossa ed è in comunione con la Chiesa di Roma. La formazione di comunità cattoliche copte in Egitto nasce dall’opera di predicazione svolta prima dai Francescani minori, quindi dai Francescani cappuccini, che nel 1630 fondarono una missione al Cairo, seguiti nel 1675 dai Gesuiti. Nel 1824 la Santa Sede creò un patriarcato per i cattolici copti, che però esisteva soltanto sulla carta. Le autorità ottomane permisero ai cattolici copti di costruire chiese proprie a partire dal 1829. La popolazione musulmana in Egitto è in grande prevalenza sunnita mentre la minoranza è sciita. Per Costituzione, un ministero dello Stato controlla le moschee, la formazione degli Imam (secondo la scuola sunnita hanafita) e l’Università Al-Azhar, la più prestigiosa dell’Islam sunnita; in compenso, ogni nuova legislazione civile non può essere contraria alle leggi dell’Islam.
L’Africa può diventare un esempio per il resto del mondo per quanto riguarda la convivenza pacifica e il dialogo tra le religioni, soprattutto con l’islam. L’esperienza di dialogo tra le religioni si vive quotidianamente in Africa, in tutti gli ambiti e a tutti i livelli. La religione in Africa non è qualcosa di separato dalle altre attività dell’esistenza. È lo stile di vita: lo ha sottolineato monsignor Isizoh, membro del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il dialogo si basa sulla vita e sulla cooperazione, in cui ogni persona esprime gli ideali della sua religione: essere buoni vicini, onesti, mostrare sollecitudine verso chi è in difficoltà, mettere denaro e capacità a disposizione del bene comune del villaggio, partecipare al processo decisionale per il progresso della società, cercare di lottare contro la criminalità.
NellEsortazione Apostolica Postsinodale Africae Munus, il Papa Benedetto XVI si sofferma sul dialogo interreligioso nel continente e scrive: Esorto la Chiesa, in qualsiasi situazione, a perseverare nella stima dei «musulmani che adorano un Dio unico, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini». Se tutti noi credenti in Dio desideriamo servire la riconciliazione, la giustizia e la pace, dobbiamo operare insieme per bandire tutte le forme di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo confessionale. Nella sua opera sociale, la Chiesa non fa distinzione religiosa. Essa aiuta chi è nel bisogno, sia egli cristiano, musulmano o animista. Testimonia così lamore di Dio, creatore di tutti, e incoraggia i seguaci delle altre religioni ad un atteggiamento rispettoso e ad una reciprocità nella stima. Esorto tutta la Chiesa a ricercare, mediante un dialogo paziente con i musulmani, il riconoscimento giuridico e pratico della libertà religiosa, così che in Africa ogni cittadino possa godere non soltanto del diritto ad una libera scelta della propria religione e allesercizio del culto, ma anche del diritto alla libertà di coscienza. La libertà religiosa è la via della pace.
La posizione della Chiesa cattolica è chiara. Ma è una sfida di tutte le componenti sociali, quella di elaborare un modello di società civile radicato nelle ricchezze della cultura e della tradizione religiosa, la quale esprime la dignità delle persone, che fanno parte della più larga società civile e delle strutture degli Stati della regione.
A cura della redazione araba della Radio Vaticana.
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