Patriarcato latino. Le reazioni, tutte positive, dalla Chiesa di Terra Santa non si sono fatte attendere. Aspettavamo questa dichiarazione. I vescovi della Terra Santa sono in grande sintonia con lappello della Santa Sede, dichiara al SIR mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme. Lauspicio del rappresentante vaticano, ovvero la realizzazione del diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato indipendente e sovrano e del diritto degli israeliani alla sicurezza, ha sottolineato il vescovo, ci trova completamente daccordo, in quanto è una posizione da tutti condivisa, come scritto anche nella dichiarazione delle Chiese di Gerusalemme del 13 settembre. In quel testo, siglato da 11 leader cristiani, tra i quali il patriarca latino Fouad Twal, il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, Mounib Younan, della Chiesa luterana evangelica di Giordania e Terra Santa, e Teofilo III, patriarca greco-ortodosso, si ribadiva la soluzione di due Stati per i due popoli, la necessità di negoziati, Gerusalemme città condivisa da israeliani e palestinesi e dai fedeli delle tre religioni. Secondo i leader cristiani, la soluzione di due Stati serve alla giustizia e alla pace: israeliani e palestinesi devono vivere ognuno allinterno dei propri Stati indipendenti in pace e giustizia, nel rispetto dei diritti delluomo e conformemente al diritto internazionale. Per raggiungere tale scopo il mezzo migliore è il negoziato e, per questo motivo, palestinesi e israeliani dovrebbero accettare qualsiasi risultato del voto Onu. Per mons. Shomali è, dunque, importante che la Santa Sede abbia ribadito lurgenza di riprendere i negoziati con determinazione.
Custodia francescana. La posizione della Santa Sede ricalca quella di molti Paesi del mondo. Riconosce un dato di fatto ma, allo stesso tempo, chiede che i palestinesi abbiano la loro casa. È il commento alle parole di mons. Mamberti del custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, che al SIR sottolinea come la Santa Sede abbia riconosciuto una legittima aspirazione dei palestinesi esortando nel contempo le due parti al dialogo. Per il custode, il riferimento di mons. Mamberti alla risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del 29 novembre 1947, che pone la base giuridica fondamentale per l’esistenza di due Stati, è un richiamo indiretto allOnu a riprendere un ruolo centrale nella questione. Dal discorso del rappresentante vaticano a quello di Abu Mazen del 23 settembre scorso: Le parole del premier palestinese davanti allAssemblea è il parere di padre Pizzaballa hanno suscitato la soddisfazione di molti cristiani locali. Lattesa, al di là dellesito che potrà avere la mozione palestinese, è che la questione israelo-palestinese ritorni al centro dellagenda internazionale. Stessa soddisfazione anche per mons. Shomali: I cristiani palestinesi hanno sostenuto e apprezzato lintervento del premier palestinese ritrovando dignità nelle sue parole. Si sono identificati con ciò che ha detto in assemblea. Non ha parlato di uno Stato islamico ma di Stato palestinese che vuol dire laico. È stato molto moderato anche se lIslam ha grande importanza visto che è professato dal 98% della popolazione. Ha ridato dignità a tutti i palestinesi, cristiani e musulmani senza distinzioni.
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