Islamabad: crisi economica e violenza islamista, le sfide del nuovo Parlamento
di Jibran Khan
Il primo giugno si riunisce lAssemblea nazionale uscita dal voto dell11 maggio. Dopo il giuramento, la scelta del presidente e del suo vice; a seguire la nomina del premier, chiamato a formare il nuovo esecutivo. Sacerdote a Lahore: preghiamo per un vero cambiamento nel Paese.
Islamabad (AsiaNews) – Crisi energetica, economia in ginocchio, inflazione alle stelle, terrorismo islamico, violenze confessionali e intolleranza stratificata a vari livelli nella società. Sono molte le sfide che dovrà raccogliere – e tentare di risolvere – il nuovo Parlamento pakistano, convocato dal presidente Asif Ali Zardari per la prima seduta in programma il primo giugno prossimo. Il Paese è sfiancato da problemi macroeconomici che, secondo la Banca centrale, potranno essere affrontati e risolti solo a patto di cambiamenti radicali in tema di fisco e società. Per gli esperti il quadro è fosco e i continui attentati volti a destabilizzare la nazione non contribuiscono a migliorare la situazione e attirare investimenti dall’estero.
I membri dell’Assemblea, rinnovata dal voto alle elezioni politiche dell’11 maggio scorso che hanno sancito la vittoria dell’ex premier Nawaz Sharif e della Pakistan Muslim League-Nawaz (Pml-N), dopo aver giurato passeranno all’elezione del presidente della Camera e del vice. L’iter dovrebbe concludersi il 3 giugno, termine entro il quale presteranno giuramento anche il neopresidente del Parlamento e il numero due dell’assise. Seguirà quindi la procedura per la scelta del Primo Ministro, che si chiuderà il 5 giugno con l’entrata in carica del nuovo governo.
Nel nuovo Parlamento siederanno anche 10 personalità non musulmane, perché la legge all’articolo 51-2A riserva una piccola parte dei seggi alle minoranze religiose. Quattro di questi andranno ai cristiani, altrettanti agli indù, uno a un delegato a scelta fra sikh, buddisti e parsi; l’ultimo spetterebbe agli ahmadi – setta ritenuta eretica dall’islam sunnita perché non riconosce Maometto come ultimo profeta – i quali hanno però boicottato il voto, per protesta contro le crescenti violenze.
Interpellato da AsiaNews p. George Joseph, sacerdote della diocesi di Lahore, afferma di “pregare per il prossimo esecutivo” verso il quale i pakistani “nutrono molte aspettative”, per le “gravi sfide” che dovrà affrontare. “Ci rivolgiamo alla saggezza divina – aggiunge perché possa guidare i nostri leader, per assistere a un vero cambiamento nel sistema, all’insegna dell’uguaglianza e della giustizia per tutti”.
Intanto nella provincia del Sindh il governo a interim ha formato un Comitato per le minoranze, chiamato a tutelarne i diritti. Esso è formato da personalità di primo piano delle principali religioni, fra cui l’arcivescovo mons. Joseph Coutts, il vescovo Sadiq Daniel, il presidente del Sikh Council Pakistan Sardar Ramesh, il delegato parsi e il rappresentante della All Pakistan Hindu Panchayat.
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