Gregorio III Laham: “Il futuro della Siria non si può costruire con la distruzione”
L’Unione Europea non rinnova il bando delle armi all’opposizione siriana. Gran Bretagna e Francia pronti ad inviare armamenti ai ribelli. Per il patriarca cattolico di Antiochia “Con la guerra non vi sono vincitori”. L’invito a pregare per la conferenza di pace di Ginevra in programma per il prossimo 10 giugno.
Damasco (AsiaNews) – “Il futuro della Siria non si può costruire attraverso la distruzione. Con la guerra non ci sono vincitori. La Chiesa è per la riconciliazione e per il dialogo. Incoraggiamo con la preghiera la conferenza del prossimo 10 giugno a Ginevra, affinché tutte le parti, governo e opposizione, possano incamminarsi sulla via della pace”. E’ quanto afferma ad AsiaNews Gregorio III Laham, patriarca cattolico di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti.
L’appello del prelato giunge dopo il fallito accordo fra i Paesi dell’Unione Europea sul rinnovo del bando delle armi ai ribelli, scaduto questa notte. Ciò ha spinto Gran Bretagna e Francia rinnovare le pressioni per il sostegno militare ai ribelli. William Hague, segretario di Stato della britannico, ha dichiarato “che fino ad ora nessun Paese Ue ha in programma di armare i ribelli”. La fine dell’embargo sarebbe soprattutto una mossa per intimorire Assad. Tuttavia, il diplomatico non esclude l’invio di armi nei prossimi mesi. In attesa di nuove decisioni, la fine “momentanea” del bando, agevola l’ingresso di armamenti illegali in Siria.
Per Gregorio III tale situazione di dolore, odio e conflitto fra fazioni stimolato dalle continue forniture belliche e ai ribelli e al regime non può continuare per un tempo indefinito. “Il mondo – afferma – deve comprendere che le guerre non terminano fomentando la violenza. Ho vissuto di persona gli scontri fra israeliani e palestinesi in Terra Santa e ora quello fra sunniti e sciiti in Siria. Posso testimoniare che solo la posizione di riconciliazione, pace e rifiuto dell’odio proposta dal Vangelo può condurre a una soluzione duratura”.
Secondo il patriarca in Siria vi è ancora spazio per valori come il bene e la solidarietà fra persone di fedi e fazioni differenti. “Anche dove non vi sono scontri – spiega – si vive con il costante terrore della guerra che avanza, ma la popolazione cerca di vivere la propria quotidianità”. In molte città, come Damasco e Aleppo, vi sono episodi di solidarietà fra cristiani e musulmani, senza distinzione etnica o politica. “Il Patriarcato – racconta il prelato – accoglie sfollati e profughi in fuga dalle regioni più colpite dal conflitto e li sostiene grazie all’impegno dei volontari della Caritas nazionale e di molte famiglie cristiane e musulmane”. (S.C.)
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