Sconvolto dal massacro del popolo siriano, diplomatico di spicco abbandona Assad
Nawal al-Fares, ambasciatore a Baghad, era membro del regime fin dai tempi di Afez al-Assad. Il partito Baath si è trasformato in uno strumento per uccidere gli innocenti. L’invito ai militari ad unirsi alla rivoluzione e a difendere sul serio la popolazione dai nemici stranieri. Previste nei prossimi giorni altre defezioni importanti.
Damasco (AsiaNews/ Agenzie) – Nawaf al-Fares, ambasciatore siriano in Iraq, abbandona il regime di Bashar al-Assad e il partito Baath. La lotta contro il terrorismo lanciata dal presidente è ormai divenuto un “orribile massacro” contro il popolo siriano. Il diplomatico ha annunciato le dimissioni con un comunicato alla emittente qatariota al-Jazeera.
“Invito tutte le persone oneste di questo partito – ha affermato – a seguire la mia strada perché il regime ha trasformato il Baath in uno strumento per uccidere le persone e la loro aspirazione alla libertà”. L’ambasciatore ha lanciato un appello all’esercito affinché si unisca alla rivoluzione e inizi a difendere la popolazione e la patria dai nemici stranieri, non uccidendo persone innocenti.
Fares, musulmano sunnita originario di Deir al-Zor, città dell’est della Siria al confine con l’Iraq è un veterano del governo di Damasco, attivo già ai tempi di Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente. Egli è il secondo diplomatico di spicco che gira le spalle al presidente. Il primo è stato Bassam Imadi, ambasciatore siriano in Svezia, oggi membro del Consiglio nazionale siriano. Alle defezioni importanti si aggiunge anche quella di Manaf Tlas, generale di famiglia sunnita e amico personale di Assad, che nelle scorse settimane ha abbandonato il Paese chiedendo asilo alla Francia.
Secondo Imadi le defezioni sono un segnale che diplomatici e membri del regime hanno intuito la fine imminente di Assad. “Dobbiamo considerare Fares – afferma – un personaggio molto vicino alla linea di governo. Egli ha disertato perché non riusciva più a guadare quanto stava accadendo nel suo Paese. Infatti, ha invitato anche altri diplomatici a seguire il suo esempio e in molti accoglieranno il suo consiglio”.
Intanto, l’Onu ha preparato un nuovo piano per porre fine alle violenze. Nella bozza di testo frutto della conferenza di Parigi del 6 luglio si intima al regime siriano di cessare “entro dieci giorni” l’utilizzo di armi pesanti contro le città ribelli”, pena l’imposizione “immediata” di nuove sanzioni economiche e diplomatiche, come previsto dall’articolo 41 della Carta dell’Onu.
Non si fermano gli scontri fra esercito e ribelli della Free Syrian Army e miliziani islamisti stranieri. Questa notte si sono registrati scontri nei quartieri della capitale e a Ibril. A Homs sono invece in corso tentativi di riconciliazione fra le varie famiglie grazie all’iniziativa “Mussalaha“ lanciata da leader religiosi cristiani, cattolici, protestanti e ortodossi.
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