
Come giudica lentrata in vigore del cessate il fuoco? E realistico parlare di ripresa del dialogo come prevede il piano Annan?
Un passo positivo, una cosa ottima, purché le due parti, Governo e Opposizione lo rispettino con grande impegno e responsabilità. Le violenze dei mesi scorsi hanno reso la vita impossibile alla popolazione. Ora è tempo di dialogare e pensare a ricostruire questo Paese. Gli spazi di dialogo esistono e sono ampi, garantiti dalla recente riforma della Costituzione che stabilisce, tra le varie cose, il pluralismo politico, la libertà di manifestare pacificamente e la libertà di stampa.
Cosa potrebbe impedire questo dialogo?
Direi la spaccatura in seno allOpposizione. Esiste, infatti, unOpposizione ragionevole, moderata e disponibile al confronto costruttivo, ed una sostenuta dagli integralisti islamici, poco inclini a negoziare e tendenti ad instaurare unaltra dittatura e per giunta di stampo religioso. Il mio timore è che questi fondamentalisti possano mettere in atto azioni violente e omicide per far saltare la tregua e con essa ogni soluzione pacifica. La presenza di osservatori che vigileranno sul mantenimento della tregua servirà a dire chi vuole veramente fare il bene della Siria.
Il cessate il fuoco potrà ridare anche fiato alleconomia siriana segnata dalle sanzioni internazionali?
Credo di si. Me lo auguro vivamente. Con questa tregua la gente potrà tornare al proprio lavoro ed il Paese riprendere fiato. Ma ci potrebbe essere chi, con la violenza, vorrà impedire il ritorno alla normalità, sabotando aziende, ditte e servizi pubblici.
Di violenze si sono macchiati sia il Governo che lOpposizione
Le violenze del Regime non possono essere negate così come quelle dellOpposizione. La preoccupazione, tuttavia, travalica i confini siriani e riguarda anche i Paesi vicini. Stiamo assistendo ad una lotta tra un orientamento di laicità positiva, con una società retta da leggi civili ed un orientamento che conduce alla creazione di una società retta da leggi religiose, divine.
Dopo un anno di scontri con migliaia di morti, la Siria avrà la forza di rialzarsi, aiutata dal Piano Annan, sempre se questo verrà rispettato?
La Siria ha in sé le capacità di rialzarsi e ripartire dal dialogo, ma è necessario lasciare il popolo protagonista del suo futuro. La gente si riconcilierà anche perché vittime innocenti si registrano sia tra le fila del Regime che dellOpposizione.
Intanto sono decine di migliaia i siriani che lasciano il Paese e molti sono cristiani. Poca fiducia nel futuro o più semplicemente paura per il futuro della Siria?
I cristiani temono che la Siria diventi un nuovo Iraq. Essi non sono, come si tende a dire, schierati con il regime ma con la giustizia, il diritto e la libertà per un futuro di pace per tutti. I cristiani hanno paura che dopo Assad vada al potere una dittatura di stampo integralista islamico che impedirebbe loro e anche alle altre minoranze nel Paese di vivere in libertà. Tutte le minoranze in Siria raggiungono una percentuale del 35%, anche più, del popolo. I siriani devono restare nel Paese, in primis i cristiani. Il mio auspicio è che, davanti ad una tenuta della tregua, i tanti che hanno lasciato la Siria per il Libano e la Turchia, possano fare rientro. La ricostruzione ha bisogno di tutti. Tuttavia temo che coloro che pensano di emigrare in Usa e Canada non torneranno più. Questo è un motivo di grande preoccupazione.
Fra meno di un mese sono previste le elezioni
Per il prossimo voto di maggio (il 7, ndr.) non mi faccio molte illusioni. Come prime elezioni credo saranno ancora ad appannaggio del partito Baath al potere perché è il più organizzato. Le nuove formazioni politiche dovranno in poco tempo darsi strutture e organici. Molti candidati, prevedo, saranno indipendenti. Di una cosa sono certo: saranno elezioni libere e trasparenti, non manipolate – e per questo auspico la presenza di osservatori internazionali – nelle quali troveranno spazio tutti coloro che vorranno spendersi per la costruzione della nuova Siria.
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