Vescovo di Aleppo: Senza il dialogo la Siria diventerà un nuovo Iraq
Mons. Antoine Audo commenta gli attentati avvenuti nella sua città, costati la vita a 28 persone. Fra i morti anche due cristiani. Il prelato sottolinea lo spirito di solidarietà fra cristiani e musulmani, uniti nonostante il clima di odio e violenza. L’ invito alla comunità internazionale a favorire il dialogo con le varie fazioni non lo spirito di vendetta. La Lega araba propone linvio di truppe Onu per fermare gli scontri fra esercito siriano e ribelli. Ieri l’appello del papa.
Aleppo (AsiaNews) La comunità internazionale deve favorire il dialogo fra le varie realtà, non alimentare lo spirito di vendetta. Appoggiare una fazione contro laltra trasformerà la Siria in un nuovo Iraq. A farne le spese saranno soprattutto i cristiani. È quanto afferma ad AsiaNews, mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo, dopo lattentato dell 11 febbraio contro due basi delle forze di sicurezza del regime costato la vita a 28 persone, fra cui due cristiani. Le considerazioni di mons. Audo vengono un giorno dopo l’appello che Benedetto XVI ha fatto al regime siriano, alle forze di opposizione e alla comunita’ internazionale.
Principale città commerciale della Siria e simbolo di unità e dialogo fra cristiani, sciiti e sunniti, Aleppo è rimasta ai margini dei gravi scontri fra truppe ribelli e regime che dal febbraio 2011 scuotono il Paese. Tuttavia, dal alcune settimane la tensione è cresciuta. Dopo lesplosione delle due autobomba, ci sono stati scambi di accuse sulla responsabile dellattacco fra il Free Syrian Army (Fsa) e il regime di Bashar Al-Assad, che in questi giorni ha ripreso i bombardamenti su Homs e altre città sotto il controllo dei ribelli. Ieri, al Cairo, i 22 rappresentanti della Lega araba esclusa la Siria hanno proposto linvio congiunto di caschi blu dellONU e truppe arabe.
Mons. Audo sottolinea che nonostante il clima di violenza e vendetta di questi mesi, la popolazione è rimasta unita, non solo ad Aleppo, ma anche in altre città. I due cristiani rimasti uccisi nellattentato racconta il prelato – erano andati a pregare in una moschea situata vicino al luogo dellesplosione, in segno di solidarietà verso i musulmani. Ieri centinaia di persone di entrambe le fedi hanno partecipato ai funerali delle vittime.
Secondo il vescovo, tutti i siriani senza distinzione confessionale patiscono per le violenze e la profonda crisi economica che ha messo in ginocchio il Paese. Egli fa notare che le sanzioni e il clima di paura hanno bloccato gran parte delle attività economiche, dalla vendita di alimentari ai medicinali. A farne le spese sono soprattutto le famiglie povere.
La chiesa cattolica afferma – sta lavorando per aiutare la popolazione stremata ad Aleppo, Damasco e Homs. Io stesso, come presidente della Caritas siriana mi sono impegnato in prima persona insieme ad altre realtà umanitarie locali per attuare programmi di sostegno alimentare e sanitario alle famiglie.
E proprio ieri, Benedetto XVI ha rinnovato un “pressante appello” per “porre fine alla violenza e allo spargimento di sangue” in Siria, insieme a un invito a “privilegiare la via del dialogo, della riconciliazione e dell’impegno per la pace”. Il papa si è rivolto a tutte le parti in gioco e in particolare “alle autorità politiche in Siria”.
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