SIRIA – ( 13 Novembre )

Siria: Lega Araba e Ue riconoscono la nuova opposizione unificata. Si aggrava l’emergenza umanitaria



Dopo l’appoggio degli Stati Uniti, l’opposizione unificata ottiene anche quello della Lega Araba e dell’Unione Europea. Intanto, nel Paese non accenna a diminuire la violenza. Anche oggi già si contano decine di vittime a causa dei bombardamenti dell’esercito e delle azioni armate delle milizie degli insorti. Sempre più grave anche l’emergenza umanitaria. Almeno 200 mila profughi stanno per entrare in Giordania, mentre altrettanti si trovano già in Libano, Turchia e Iraq. Secondo stime dell’Onu, poi, sarebbero due milioni e mezzo gli sfollati interni. Sulle possibili vie di pacificazione in Siria, Giancarlo La Vella ha intervistato don Renato Sacco, di Pax Christi:RealAudioMP3

R. – Se vogliamo evitare il peggio, se davvero la guerra è una avventura senza ritorno, bisogna mettere in campo tutto quello che può favorire un’uscita dal conflitto e non un acuirsi dello scontro, cercando di essere dalla parte delle vittime, cercando di dialogare con tutte le parti in conflitto. Credo che anche la Siria, nella attuale confusione, non debba essere letta soltanto in chiave bellica, nel senso di dire unicamente “appoggiamo gli insorti o appoggiamo il regime, armiamo l’uno o armiamo l’altro”; dobbiamo, invece, cercare strade diverse, che non parlino solo di armi.

D. – Secondo lei, servirebbe a qualcosa se il presidente Assad facesse un passo indietro, ovvero accettasse un’uscita incruenta dallo scenario politico siriano?

R. – Senza dubbio servirebbe, ma forse dovremmo metterlo nelle condizioni di operare una scelta del genere, facendo tutti un passo indietro dalla logica di guerra e indicando anche altri percorsi e altre strade.

D. – Purtroppo sembra rimanere in secondo piano, nel dibattito internazionale, quello che è il crescente dramma umanitario…

R. – Sì. Credo che, come credente, sia doveroso dire: “Mettiamo in evidenza il dramma delle vittime, dei profughi” e da lì leggiamo la situazione. Proprio da lì la dobbiamo partire, non dalle stanze dei potenti.

D. – Brilla, comunque, l’esempio di un Paese in difficoltà per la crisi economica globale, ma anche per suoi problemi interni, come la Giordania, dove i profughi vengono aiutati dalla popolazione civile. Questo della solidarietà potrebbe essere, in questo momento, un messaggio da rivolgere al mondo intero?

R. – Sicuramente. La Giordania, già altre volte, come nei confronti dei profughi dell’Iraq, si è dimostrata solidale. Il fatto che persone che non sono ricche, condividano e si facciano carico di altre persone, credo sia un messaggio positivo, ma probabilmente questa è anche la strada giusta da percorrere. A volte siamo un po’ infastiditi da un’immigrazione che combattiamo non sempre con umanità… Dalla Giordania, invece, ci viene l’esempio che quando si è in difficoltà non si fanno calcoli, ma si apre la porta! Forse tutti noi, i credenti per primi, dovremmo lasciarci interrogare da questi messaggi e capire che, forse, al di là delle diplomazie, questo è il percorso da fare: mettersi in cammino e condividere. O ci salviamo insieme o non si salva nessuno!

 
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