

Intanto si inaspriscono le tensioni con la Turchia che avverte: Risponderemo senza esitazione se la Siria violerà ancora una volta il confine tra i due paesi. Una situazione che ieri è stata al centro di un incontro ad Istambul fra linviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba per la pace in Siria Brahimi e il ministro degli Esteri turco Davutoglu. Benedetta Capelli ha sentito Giuseppe Bettoni, docente di Geopolitica alluniversità Tor Vergata di Roma
R. – La Turchia cerca di imporre sempre di più – come ormai fa da qualche anno – un ruolo di leadership politica ed economica, ma anche militare, nellarea vicina e in quella mediorientale. La Siria in qualche modo non cerca di provocare la Turchia per una ragione precisa: ciò che comunque Damasco teme di più è – paradossalmente – una sorta di alleanza turco-curda, nonostante i terribili rapporti tra di loro, perché in quel caso si ritroverebbe veramente con unopposizione molto compatta, cosa che Damasco vuole evitare ad ogni costo.
D. – Il rapporto tra la Turchia e i curdi come può cambiare proprio alla luce del conflitto siriano?
R. – È già cambiato molto, perché non dobbiamo dimenticare che nel novembre del 2011 Erdogan ha fatto delle scuse ufficiali alla comunità curda a nome della Turchia, per il massacro di decine di migliaia di curdi a Dersim tra il 1937 e il 1938. I turchi, comunque, guardano sempre con difficoltà al rapporto con i curdi, ma in ogni caso cercano di stabilire un legame positivo, perché sanno che non potranno mai fare nulla di importante se non hanno anche laccordo dei curdi. Non a caso si negozia. è quasi certa la grazia di Ocalan, il leader del partito curdo. Cè una sorta di distensione in tutte queste difficoltà tra turchi e curdi. Fin dove arriverà e se si riuscirà ad arrivare veramente a un accordo, tutto questo non possiamo saperlo. Certo è che Erdogan lavora in questo senso e quindi bisognerà un po capire quale sarà levoluzione.
D. – In caso di un coinvolgimento molto più diretto della Turchia nel conflitto siriano, come possono cambiare le relazioni tra la Turchia, la Russia e la Cina, che sono poi gli alleati storici della Siria?
R. – Io non credo che la Turchia farà il minimo intervento militare in Siria, un intervento vero, autentico: un dispiegamento di forze a terra senza un accordo dei russi. È vero che i russi dal momento che hanno un porto importante in Siria, hanno un rapporto buono con Assad, ma è anche vero che quando i siriani hanno bombardato i villaggi di frontiera, gli stessi russi hanno tenuto in stand by la loro difesa, dicendo: La Turchia è un nostro partner quanto la Siria. Quindi, Assad rischia di perdere anche lappoggio dei russi. Non credo che i turchi interverranno in modo importante né senza un accordo della Nato né senza un accordo dei russi. E soprattutto, prima di farlo, vorranno un ‘intesa con i curdi stessi che – lo ricordiamo – occupano l80% dei villaggi di frontiera tra Turchia e Siria. Aprire un fronte a nord, quindi, sembra quasi impossibile e significherebbe, per Erdogan, mandare delle truppe di terra per affrontare i battaglioni curdi che si oppongono ad Assad e le forze di Assad stesse. Sarebbero due nemici in uno e neanche i turchi possono affrontarli. Pensiamo poi alle conseguenze in termini di vite umane. Cè un rapporto tra turchi e curdi che si sta costruendo e che deve essere portato avanti. Non è facile perché comunque i curdi non vedono di buon occhio il tentativo di ingerenza della Turchia: temono infatti un eccessivo potere di Ankara in quellarea e loro sono contrari.
Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2012