SIRIA – ( 14 Dicembre )

Siria: oltre 100 morti ieri, voci sulle prossime dimissioni di Assad



Il presidente Assad avrebbe le ore contate; lo dice la rete e lo dicono in moltissimi in Siria. Rumors che giungono a poche ore dalle dichiarazioni della Russia e della Nato, che ieri hanno parlato di “una possibile prossima vittoria dell’opposizione”. Sul campo, però, nessuna tregua: proseguono combattimenti, attacchi e attentati. Il servizio è di Marina Calculli:RealAudioMP3

“Il regime di Bashar al-Assad è prossimo al collasso”- assicura dall’Iraq il segretario generale della NATO Rasmussen. Sebbene negli ultimi due anni siano stati in tanti ad aver azzardato previsioni simili, venendo poi puntualmente smentiti dai fatti, i numerosi messaggi che in queste ore vengono lanciati dall’interno del Paese fanno sospettare che qualche elemento di veridicità stavolta ci sia: il coro comune infatti è che Assad sia ormai spacciato. D’altra parte persino Mosca, principale alleata della Siria, ha detto ieri che “il raìs siriano sta perdendo il controllo del Paese e che la guerra civile potrebbe anche essere vinta dai ribelli”. Il cerchio sulla capitale, infatti, si stringe sempre di più. Dopo l’attentato al ministero dell’interno e in un altro sobborgo della capitale mercoledì, ieri altri due esplosioni hanno colpito la periferia di Damasco. Una a Qatana e un’altra a Jdeidet Artouz. Mentre le Jabhat al-Nousra, un gruppo combattente legato ad al-Qaeda, hanno rivendicato l’attentato contro il ministero dell’interno. Dal suo canto il regime ha utilizzato missili scud per rispondere all’offensiva dei ribelli. Difficile dire quanto si sia vicini alla fine di questa tremenda guerra fratricida, che ha provocato già oltre 40.000 morti. Intanto il numero dei rifugiati nei Paesi vicini aumenta sempre di più.

Dunque aumenta l’emergenza umanitaria, per la quale l’Unione Europea ha stanziato nei giorni scorsi ulteriori 30 milioni di euro. Ma qual è la situazione attualmente sul campo? Salvatore Sabatino ha intervistato Kristalina Georgieva, commissario Ue per la cooperazione e gli aiuti umanitari, in partenza per i campi profughi in Turchia e Libano:RealAudioMP3

R. – The Syrian crisis is profound, because it is affecting a very large number …
La crisi siriana è profonda, perché sta coinvolgendo un numero molto grande di persone in maniera drammatica e determina anche uno stato di grande ansia nei Paesi limitrofi – Giordania, Libano, Turchia e Iraq – rischiando di destabilizzarli, oltre a creare nuove ondate di sofferenza. Il grande problema che ci troviamo di fronte è che con il passare dei giorni, sempre meno aiuti raggiungono le persone che ne hanno necessità in Siria, perché i combattimenti si intensificano e le condizioni di sicurezza per gli operatori umanitari peggiorano costantemente.

D. – Lei ha parlato dei Paesi limitrofi che, comunque, subiscono la crisi siriana: parliamo della Turchia, della Giordania, del Libano … Tra questi Paesi, la Turchia ha reagito meglio – forse perché è un Paese più grande. I Paesi che, invece, subiscono le conseguenze maggiori sono il Libano e insieme ad esso la Giordania, che è molto piccolo che fa molta fatica a gestire questa crisi …

R. – First let me say that the most dramatic problem is still inside Syria. …
Devo dire prima di tutto che il problema più drammatico però rimane dentro i confini siriani, dove ci sono almeno un milione e 200 mila persone sfollate internamente; quattro o cinque milioni sono, invece, le persone che hanno bisogno di assistenza in quanto vittime dirette della guerra, e attualmente solo una persona su quattro ne riceve. E’ vero, però, che anche i vicini sono seriamente colpiti da questa crisi: abbiamo superato i 500 mila rifugiati e il carico su Giordania e Libano, in particolare, è aumentato in misura tale da mettere in pericolo la capacità di resistenza dei Paesi a questo urto. Ed è a questo punto che la nostra responsabilità deve farci intervenire per aiutare questi Paesi.

D. – Ultimamente, l’Europa ha stanziato 30 milioni di euro che vanno a sommarsi agli altri circa 300 milioni di euro, già stanziati in precedenza. La comunità internazionale, secondo lei, si sta muovendo nel modo giusto?

R. – We are increasing funding, keeping in mind the absorptive capacity of …
Noi stiamo aumentando i finanziamenti, in considerazione della capacità di assorbimento dei nostri partner. Loro, infatti, operano in condizioni molto difficili e noi continueremo ad aumentare la nostra assistenza, anche l’anno prossimo. A tutt’oggi, solo la Commissione Europea ha fornito 126 milioni di euro e non ci fermeremo qui. La mia richiesta è rivolta ad altri donatori, affinché facciano la stessa cosa. Non è sufficiente disporre di denaro: dobbiamo assicurarci anche che questo denaro raggiunga proprio le persone che ne hanno bisogno. Abbiamo una responsabilità nei riguardi dei cittadini europei: dobbiamo infatti garantire che i denari che hanno donato non vadano sprecati. In una crisi complessa come quella siriana, bilanciare gli aiuti alle persone con la certezza che questi aiuti non siano deviati o sprecati, è una responsabilità cui diamo grande peso.

D. – Barroso, ricevendo il Premio Nobel per la Pace 2012, ha detto: “La Siria è una macchia nella coscienza del mondo”. In molti hanno parlato di una posizione piuttosto debole dell’Europa, di fronte a questa crisi. Lei, che è molto impegnata quotidianamente nella gestione della guerra siriana, non accetta queste critiche. Come si può rispondere a queste critiche?

R. – We Europeans, we have done 50 per cent of the assistance to the Syrian …
Noi europei abbiamo fornito il 50 per cento dell’assistenza al popolo siriano, mentre rappresentiamo soltanto il 20 per cento dell’economia mondiale. Quindi, sì, è vero, dobbiamo fare di più per la gente che soffre, ma altrettanto dovrebbero fare altri, soprattutto le economie di mercato emergenti: con un maggiore benessere viene anche una maggiore responsabilità.

D. – E allora, perché ci sono tutte queste critiche?

R. – I believe the critics are coming from the perspective of Europe always being …
Credo che le critiche vengano dalla prospettiva secondo cui l’Europa è sempre in prima linea nel fornire finanziamenti per aiuti umanitari e sviluppo; ma ora che abbiamo le nostre difficoltà economiche, questo fa nascere la preoccupazione che possiamo ridurre il nostro sostegno ai più bisognosi. Inoltre, va ricordato che l’Europa dona generosamente e in maniera molto discreta: le azioni concrete ci sono, ma non vengono comunicate …

 
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