Siria: attentato all’università di Aleppo, oltre 80 morti




Pioggia di bombe su Homs sganciate dai jet dellaviazione siriana fin dalle prime luci dellalba, poi nel pomeriggio un attentato terroristico ha scosso Aleppo: bersaglio luniversità della città, colpita da una fortissima esplosione le cui cause però non sono ancora state accertate. Per i ribelli si è trattato di un raid aereo compiuto dalle truppe di Assad, mentre una fonte militare parla di un missile terra-aria lanciato dai militanti anti-regime sul Campus, che di fatto si trova in una zona controllata dai lealisti. Altre fonti infine dicono che lattacco sia stato provocato da unautobomba, piazzata tra i dormitori e la facoltà di Architettura, completamente distrutta. Scontri si consumano pure a Damasco ed Hula, Homs e Daraa, dove è rimasto ucciso anche un leader dei ribelli. Tra le vittime ancora numerosi bambini, dopo la strage di ieri con 31 minori lasciati sul terreno. Grave resta lemergenza profughi. Intanto 57 Paesi della Comunità internazionale, capeggiati dalla Svizzera, denunciando le tante violazioni dei diritti umani compiute dal regime, hanno inviato una lettera al Consiglio di Sicurezza dellOnu per chiedere lintervento della Corte penale internazionale.
E intanto si levano voci contro le violazioni dei diritti umani da parte di Damasco: senza unazione contro limpunità, non ci sarà pace duratura in Siria. Per questo, 57 Paesi, capeggiati dalla Svizzera, hanno inviato ieri una lettera al Consiglio di Sicurezza dellOnu per chiedere lintervento della Corte penale internazionale (Cpi). Un provvedimento sollecitato da Amnesty International dallaprile del 2011, un mese dopo lo scoppio delle ostilità tra il governo di Assad e le opposizioni. Roberta Gisotti ha intervistato Riccardo Noury, portavoce dellorganizzazione umanitaria:
D. Che cosa si spera di ottenere con questa lettera?
R. Di superare una paralisi che ormai va avanti da quasi due anni allinterno del Consiglio di sicurezza. Non soltanto comitati internazionali per i diritti umani e organizzazioni non governative chiedono che si faccia qualcosa per porre fine allimpunità e ai crimini contro lumanità, ai crimini di guerra commessi in Siria: il fatto che ci siano ora 57 Stati membri dellOnu è un segnale importante. Potrebbe essere quello decisivo per avviare finalmente unindagine da parte del procuratore della Corte penale internazionale.
D. Intanto, la gente continua a morire in Siria. Un nuovo Rapporto, in questi giorni, dellorganizzazione umanitaria Irc, “International Rescue Committee”, denuncia non solo luccisione di tanti minori, ma anche lo stupro sistematico di donne. Vi risulta questo terribile fenomeno?
R. Risulta difficile dire quanto sia pianificato, sistematico e possa essere in qualche modo analogo ad altri casi drammatici del genere, come accaduto in Bosnia e in Rwanda. Non credo siano a quei livelli. E certo che anche nelle ricerche effettuate da Amnesty International ci sono stati casi – in particolare nel contesto delle torture, allinterno delle carceri, e durante i raid a terra compiuti dopo i bombardamenti aerei – di violenza e stupro nei confronti di civili, in particolare donne, che sono stati confermati dai nostri ricercatori.
D. Nella prassi che cosa si può fare?
R. Intanto, il Consiglio di icurezza dovrebbe togliere quellombra di sospetto, un po più di un sospetto, che non abbia interesse o abbia perso la volontà, semmai ce labbia avuta, di proteggere i civili in Siria. Amnesty International continua a chiedere che ci sia il deferimento alla Corte penale internazionale della Siria rispetto a tutte le parti sospettate di aver commesso i crimini di guerra e i crimini contro lumanità. Occorre che i Paesi, gli Stati membri delle Nazioni Unite, esercitino la giurisdizione universale nei confronti di chiunque sia sospettato di avere commesso crimini di guerra e crimini contro lumanità, che si trovi nei loro Paesi. E certamente, se cè ancora un margine per una soluzione che non contempli il ricorso alle armi, questa soluzione va esplorata fino in fondo. Resta comunque il problema enorme di chi può sedersi intorno ad un tavolo, riconoscendo nellaltro un interlocutore in un negoziato di pace, su questo potrebbe essere purtroppo troppo tardi. Qualunque cosa accada, cè una questione che Amnesty International ritiene fondamentale: interrompere limpunità. Non è possibile per il futuro della Siria che quelleredità di decenni di repressione vada avanti in maniera impunita.
D. Nel gruppo di Paesi firmatari è lItalia, non ci sono Stati Uniti, Russia e Cina. Come valutare queste assenze?
R. E come se ci fosse unaltra stanza, un altro luogo allinterno delle Nazioni Unite, in cui i grandi si riuniscono per fare qualcosa che non è nientaltro che inconcludente retorica fino a oggi. Noi siamo passati in questi due anni quasi dal “cento” che era quello di minacciare la guerra, ogni volta peraltro spostando in avanti la linea rossa, da non oltrepassare allo “zero”, che è il veto posto da Russia e Cina, in particolare su ogni tentativo significativo di fare una risoluzione da parte del Consiglio di sicurezza, che avesse a che fare con i diritti umani. Quindi, lidea che ci siano degli Stati membri che pungolano le grandi potenze, le maggiori responsabili di questa retorica inconcludente, è un fatto positivo. Preoccupa certo che poi risultino quasi i destinatari, come se ci fossero due Nazioni Unite, di chi spinge per un intervento della Corte penale internazionale e chi riceve questo invito.