Da diverse località della Siria continuano ad arrivare ogni giorno notizie di una strage di persone innocenti di ogni età e credo religioso, con un crescendo sempre maggiore da ormai almeno 15 mesi. Ormai sono sempre più quelli che affermano che si debba parlare di una vera situazione di guerra civile. Un Paese caratterizzato dalla convivenza fra componenti diverse del mondo musulmano, e dove anche i rapporti ecumenici fra i cristiani di diverse confessioni e riti e i rapporti interreligiosi fra cristiani e musulmani erano tradizionalmente sereni  indimenticabile il viaggio di Giovanni Paolo II nel 2001  precipita ora nella violenza, nel caos, nel rischio di disintegrazione, senza che si veda una via duscita: una lenta discesa agli inferi, ha detto il nunzio apostolico, mons. Zenari.
Le attese di libertà e di maggior partecipazione nella vita politica presenti in tanti giovani siriani come in altri Paesi coinvolti dal vento di cambiamento della regione non sono state dovutamente ascoltate da parte dei governanti, mentre nel campo degli oppositori si sono inserite e hanno preso piede componenti violente.
Nonostante gli appelli ripetuti del Papa come di tanti  leader religiosi e civili, la comunità internazionale appare finora  incapace di agire efficacemente. Influisce certo il fatto che la Siria  si trovi proprio in unarea particolarmente delicata per gli equilibri  politici internazionali. Il piano di Kofi Annan non ha trovato spazio, e  lipotesi di un intervento internazionale armato è immensamente  preoccupante. Fino a quando dunque la dinamica della violenza continuerà  a crescere e la gente a morire e a fuggire dalle sue case? Per i  credenti è tempo di compassione, di preghiera, di soccorso ai sofferenti  per quanto possibile, di invito e di sostegno alle iniziative di  dialogo ad ogni livello, barlumi di speranza. Non dimentichiamo né  abbandoniamo la Siria.