SIRIA – ( 28 Febbraio )

Siria: dramma umanitario a Yarmuk. Migliaia in fila per il cibo



Ha colpito l’immagine, pubblicata ieri dai media, delle migliaia di profughi in coda per ricevere una scorta di cibo nel campo palestinese di Yarmouk, vicino a Damasco. Da tempo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medioriente fa appello alle due parti del conflitto in Siria perché permettano l’aiuto umanitario, in questo campo e in altre città dove i civili sono ugualmente intrappolati, sotto assedio. Il servizio di Marina Calculli:RealAudioMP3

A Yarmuk vivono oltre 18.000 palestinesi e un numero indefinibile di siriani si è trasferito qui dopo il 2011: sono i rifugiati interni, che hanno cioè perso la loro casa sotto i bombardamenti ma non hanno lasciato il paese. Yarmuk ha conosciuto i combattimenti più intensi nella zona della capitale, e ha sofferto moltissimo per la mancanza di cibo e assistenza. Solo la settimana scorsa oltre 100 persone sono morte di fame o di malattia – mettendo ancora più a nudo l’insufficienza degli aiuti umanitari. Intanto i combattimenti accerchiano Damasco. L’esercito lealista, sostenuto da altri gruppi combattenti fedeli al regime, e dagli Hezbollah libanesi ha lanciato un assalto verso Yabrud, a nord. Due giorni fa un’imboscata aveva ucciso nella Ghouta orientale quasi 200 persone di al-Nusra, il gruppo islamista anti-Asad. Nel nord, dove il regime ha perso il controllo, invece, l’altro gruppo Islamista – lo “Stato islamico per l’Iraq e il Levante” – ha imposto una tassa ai cristiani.

La rappresentanza vaticana presso gli uffici Onu di Ginevra sta seguendo numerose questioni calde dell’attualità internazionale. Tra queste, c’è il negoziato sulla Siria che sta segnando il passo. Per fare il punto sulle tematiche trattate, Gabriele Beltrami ha intervistato mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu della città elvetica:RealAudioMP3

R. – In questo momento tra le priorità politiche per il rispetto dei diritti umani, la questione della pace nel Medio Oriente e in altre parti del mondo come nell’Africa, nella Repubblica Centrafricana, in Ucraina, nel sud del Sudan e in altri Paesi, rimane una grande priorità della comunità internazionale. E questa preoccupazione di trovare soluzioni pacifiche e di ricostituire la vita civile, normale, domina anche il mondo diplomatico di Ginevra. In particolare, per quanto riguarda la Siria il negoziato non procede molto bene, nel senso che siamo ancora ai primi passi del dialogo. Speriamo che anche per la Siria l’incontro della delegazione del Governo e di quella dell’opposizione si sviluppino in maniera tale che si arrivi il più presto possibile a un cessate il fuoco e all’apertura di corridoi umanitari per aiutare la gente disperata e in grande necessità di medicinali e di cibo. Del resto il problema della Siria è legato alla buona volontà e alla determinazione soprattutto dei grandi poteri come gli Stati Uniti e la Federazione Russa di voler arrivare ad un compromesso e quindi ad un accordo che porti l’inizio della riconciliazione tra le varie fazioni, tra i vari gruppi che costituiscono la Siria e, in questa maniera, ricominciare da capo una democrazia che abbia spazio per cristiani e musulmani, per sciiti e sunniti, curdi e, in base alla cittadinanza di tutti come uguaglianza, costruire un futuro migliore.

D. – La nunziatura ha in programma qualche iniziativa specifica per sbloccare la situazione?

R. – Per aiutare e dare un segnale di partecipazione in questo processo viene invitato a Ginevra il patriarca maronita, il cardinale Bechara Rai: sarà agli inizi di aprile con una conferenza sulle condizioni per la pace nel Medio Oriente alle Nazioni Unite di Ginevra. E’ un passo che mi pare possa aiutare a far vedere come le religioni possono essere un cammino di pace, possano facilitare l’accordo tra gruppi diversi e mediare, in qualche maniera, un futuro più sereno per le popolazioni del Medio Oriente.

D. – Quali tra le altre situazioni di crisi state monitorando più da vicino?

R. – Un altro tema scottante e che preoccupa è la questione dell’Ucraina perché mette, in un certo senso, in questione alcuni presupposti nelle relazioni fra la Federazione Russa e l’Unione Europea. Il popolo sembra che stia votando con i piedi, attraverso le proteste che sta facendo, per una scelta di una certa autonomia nazionale e politica che si tenga indipendente da controlli economici, controlli militari che vengano dal di fuori del Paese. L’Ucraina è un grande Paese con una grande tradizione anche se ha una presenza occidentale più pro-europea e una orientale più pro-russa, ma è importante che rimanga un solo Paese e che ci sia la buona volontà di servire come ponte tra il mondo slavo e il mondo occidentale. Se questo può avvenire sarà un contributo unico che l’Ucraina offre e servirà non solo a mantenere la pace tra i due polmoni attraverso i quali respira l’Europa, ma ad aiutare un intercambio più efficace e un contributo più genuino tra le due parti che costituiscono il mondo che è nato dal cristianesimo e che costituisce le due parti dell’Europa.

D. – Passando al delicato e cruciale tema dei diritti umani, su quali fronti vi state concentrando?

R. – La 25.ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani comincia tra qualche giorno e ritornano alcuni temi di carattere politico che riguardano i Paesi dove la violenza porta alla discriminazione e alla violazione dei diritti umani più fondamentali, specialmente dei civili e delle minoranze. La missione della Santa Sede ha in programma di intervenire su alcuni aspetti che vengono trattati in questa sessione come il diritto al cibo, la prevenzione della violenza contro i bambini e la libertà religiosa per tutti. Questi sono alcuni semplici aspetti su cui si cercherà di dire una parola costruttiva, rispondente alle esigenze della situazione mondiale di oggi. Certamente c’è spazio per esprimere la presenza della Santa Sede attraverso la difesa e il sostegno e la presentazione di quei valori cristiani che servono non solo a rafforzare la famiglia umana come un’unità che ha bisogno di solidarietà, ma anche una continuità nel progresso del diritto sopra la forza e sopra il sopruso degli individui o di gruppi. Mi pare che, vicino in particolare alla Dottrina Sociale della Chiesa, un tema che verrà trattato in questa sessione riguarda il diritto allo sviluppo, il diritto alla solidarietà: sono diritti difficili da definire, per cui ci sono gruppi di lavoro impegnati in questa ricerca. In questa maniera si dovrà continuare a lavorare per cercare strade sempre più precise perché questi grandi principi sociali possano diventare efficaci nel rendere la comunità internazionale sempre più conforme agli obiettivi che le Nazioni Unite si propongono, cioè di creare un mondo senza violenze e nella possibilità per ogni persona di svilupparsi secondo i suoi talenti.

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del sito Radio Vaticana
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