SIRIA – ( 30 Gennaio )

Mons. Bortolaso, già vicario di Aleppo: la Siria ha bisogno di ritrovare unità



Tra i saluti in varie lingue di Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì scorso vi è stato quello al gruppo di vescovi amici del Movimento dei Focolari, che in questi giorni a Roma partecipano al loro incontro annuale. “Assicurando la mia preghiera – ha detto loro il Papa – auspico che il carisma dell’unità a voi particolarmente caro, possa sostenervi e animarvi nel vostro ministero apostolico”. Tra i presenti anche il vescovo emerito mons. Armando Bortolaso, per 10 anni vicario apostolico dei Latini per la Siria, con sede ad Aleppo, e ora residente a Beirut. Adriana Masotti ha raccolto la sua testimonianza:RealAudioMP3

R. – Quand’ero ad Aleppo mi sono detto: tu, vescovo dei Latini, che significa per te il tuo lavoro in un contesto così diverso, così variegato? Tu non sei il vescovo dei Latini di Siria, ma sei il vescovo di Gesù e come vescovo di Gesù hai tanti più fedeli che non solo i latini. Per questo ho cercato di creare legami di amicizia con i musulmani, cominciando dal muftì della città di Aleppo, dagli ortodossi, per poi di portare questa unità anche in seno ai miei confratelli cattolici di vari Patriarcati. E ci sono stati frutti molto belli. L’unità in un Medio Oriente così diviso, così differente, così variegato, è una priorità. Ed è quello che, mi sembra, ho cercato di fare.

D. – Ora, lei vive a Beirut, ha lasciato Aleppo, ma immagino seguirà quello che sta succedendo. Anche oggi, c’è stata questa notizia dei morti trovati in un fiume… Con il sentimento dell’unità nel cuore, come vive questo momento travagliato della Siria?

R. – E’ un momento molto doloroso. Ma, insieme ad altri vescovi cattolici del Libano dei vari Patriarcati, amici dei Focolari, con cui ci incontriamo, cerchiamo di venire incontro ai rifugiati siriani e particolarmente ai cristiani in modo che restino in Libano e non siano tentati di emigrare altrove e di lasciare definitivamente le loro chiese. Noi cerchiamo di incoraggiare questi cristiani, di aiutarli nei limiti del possibile, affinché si fermino in Libano e, passata la tormenta, possano riprendere il cammino e non lasciare definitivamente il loro Paese, perché sarebbe un impoverimento: sarebbe la scomparsa dei cristiani dal Medio Oriente.

D. – In generale, per questa situazione in Siria, lei cosa auspica?

R. – Ci sono molte chiavi di lettura di quello che sta succedendo nel Medio Oriente. A me pare si voglia far prevalere una certa politica per cui bisogna spezzettare, dividere, questi Paesi a seconda delle appartenenze etniche o religiose, pretendendo che la convivenza pacifica non sia possibile. Noi andiamo proprio in senso contrario: invece che sullo scontro delle culture, noi puntiamo sull’incontro. E finora, anche nella storia di questi Paesi del Medio Oriente, abbiamo visto che questa convivenza pacifica è stata possibile. Perché adesso non dovrebbe essere più valido questo principio? La soluzione ai problemi in Medio Oriente è lavorare insieme per la convivenza, le altre soluzioni sono non vere, sono artificiali.

Ultimo aggiornamento: 1 febbraio 2013


del sito Radio Vaticana
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