



R. Questo cambiamento è stato un dono per noi, un dono di Dio, perché in passato abbiamo vissuto tante sofferenze, problemi e adesso possiamo dire di essere quasi tranquilli. Comunque, rimangono ancora tante cose da fare: il confine non è ancora definito, non abbiamo firmato ancora tutti gli Accordi tra i due Paesi, ci sono ancora tante persone del sud che vivono al nord, ma sarebbero dovute tornare… Il nostro governo ancora sta lavorando per fornire i servizi essenziali per le persone, come acqua, corrente, lilluminazione per strade, scuole e ospedali, ma ancora molto resta da fare.
D. Nel 2009, lei denunciò il martirio a causa della fede, subito da alcuni cristiani della sua diocesi: furono crocifissi. Ecco, oggi nellAnno della fede che testimonianza offre la Chiesa sud-sudanese a quella universale?
R. In questo anno della fede il mio paese celebra il centenario dellevangelizzazione: nel prossimo dicembre ricorderemo i 100 anni dallarrivo dei missionari nella nostra terra. Questi cento anni non sono stati cento anni di pace: i cristiani sono stati uccisi a motivo della loro fede. Basti pensare a quanto successo nel 2009, quando 17 persone sono state uccise: alcune crocifisse per terra dentro una chiesa; altre, sempre crocifisse, appese ad alcuni alberi La loro memoria resta con noi, la portiamo dentro. La nostra gente ha una grande fede. La fede è in aumento, cresce anche il numero dei religiosi. Posso dirti che in Sud Sudan, ho un grande numero di seminaristi.
D. Oggi, cè maggiore libertà per i cristiani?
R. Sì, cè maggiore libertà. Ancora ci sono dei soldati in zona, nelle foreste ci sono ancora i ribelli, abbiamo ancora paura. Per questo, preghiamo e chiediamo al Signore di aiutarci a essere forti. Nella parrocchia nella quale si è verificato levento di cui le parlavo, abbiamo costruito un santuario nel nome di tutte le persone uccise: adesso, la gente ogni anno si reca lì per pregare. Noi continuiamo a pregare per loro e anche loro, ne sono certo, pregano per noi.