DIRITTI IGNORATI
Censura preventiva in Uzbekistan sui testi religiosi
Ma le misure adottate contro i credenti non finiscono qui. Si stima che negli ultimi dieci anni il Governo abbia arrestato e imprigionato, con pene previste fino a vent’anni, migliaia di credenti che rifiutano il controllo dello Stato sulla pratica religiosa. Le riunioni e i culti in lingua uzbeka o gli incontri in cui si cantano inni, sono proibiti e provocano la reazione violenta da parte delle autorità
Umberto Sirio

È entrato in vigore, in Uzbekistan, il decreto che impone la censura preventiva sulla produzione, la distribuzione e limportazione di pubblicazioni di natura religiosa, che non sarà neanche possibile distribuire, se non nei punti vendita approvati dalle autorità e registrati. Anche limportazione di materiale ad uso personale deve passare al vaglio ed essere approvato dallo Stato. Fra i testi che vengono banditi, anche quelli che parlano di proselitismo o incoraggiano le persone a convertirsi ad altra fede, assieme a quanti distorcono i canoni religiosi. Asia News ha riferito che secondo una fonte locale esperta di diritto le norme contengono contraddizioni e ambiguità, assegna maggiori poteri al Comitato per gli affari religiosi, per limitare in modo forte luso o la distribuzione di letteratura religiosa e concede alle autorità il potere di immischiarsi nelle vicende interne di comunità religiose riconosciute in via ufficiale dallo Stato. Nel Paese, esisteva già una legge che considerava illegale la detenzione di letteratura religiosa se questa fosse collegata allestremismo e incitasse allodio, ma le autorità giudiziarie spesso disponevano di distruggere il materiale confiscato nelle abitazioni dopo il parere positivo di alcuni esperti del settore.
Migliaia di credenti in carcere. In un rapporto dellanno scorso, Human Rights Watch – oltre a definire spaventosa la situazione dei diritti umani nel Paese, a causa delluso della tortura e delle severe restrizioni applicate agli attivisti, ai membri dellopposizione al Governo, ai giornalisti, ai leader religiosi e ai credenti – denunciò che anche nelle carceri è vietato detenere libri religiosi. Si stima che negli ultimi dieci anni il Governo ha arrestato e imprigionato, con pene previste fino a ventanni, migliaia di credenti che rifiutano il controllo dello Stato sulla pratica religiosa.
Porte aperte colloca lUzbekistan al 15° posto nella WWList del 2014. La persecuzione dei cristiani – le cui cause sono individuate nella politica totalitarista, nella corruzione organizzata e nellestremismo islamico – potrebbe aggravarsi nel futuro per due motivi: il rientro, nella regione Fergana, degli estremisti islamici ora presenti in Afghanistan; la possibile scarcerazione, nel processo di transizione del potere, dei prigionieri politici detenuti in carcere perché ritenuti estremisti o perché praticanti una forma deviata dellIslam. Sono alcune migliaia. Secondo Porte Aperte, potrebbero essere alla ricerca di capri espiatori per le loro vendette o potrebbero voler vivere fino in fondo il loro pensiero estremista.
Le pressioni che subiscono i cristiani. In Uzbekistan, le chiese devono essere registrate, ma le autorità non hanno concesso alcuna autorizzazione fin dal 1999, mentre molte chiese hanno perso la loro autorizzazione e alcune persino i loro edifici. La vita dei credenti uzbeki è sottoposta a enormi pressioni, nellambito privato come nella sfera familiare e in quella comunitaria. Le riunioni con altri credenti, i culti in lingua uzbeka o gli incontri in cui si cantano inni, sono proibiti e provocano una reazione violenta non solo da parte delle autorità, ma anche dalle Mahalla, i comitati di controllo organizzati di quartiere.
Il testo completo si trova su:
http://www.agensir.it/sir/documenti/2014/02/00281553_censura_preventiva_in_uzbekistan_sui_test.html
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