
La catena di adesioni al Califfato proclamato dallo Stato islamico (Isis) è una mera operazione propagandistica, simile a una bolla di sapone destinata a scoppiare e sparire, oppure una vera rivoluzione in seno al jihadismo internazionale? Quale che sia la risposta a questa quesito, posto con insistenza negli ultimi giorni, leffetto rimane uno solo: la spaccatura allinterno della galassia jihadista tra il neo proclamato califfato e la centrale di al-Qaeda rischia di screditare la causa dellislam militante agli occhi degli stessi jihadisti. Secondo recenti indiscrezioni il leader di questultima, Ayman al-Zawahiri, dovrà esprimersi presto in un messaggio in merito alla autopromozione di Baghdadi a «califfo di tutti i musulmani del mondo» nonché ai «numerosi vizi sharaitici» in essa presenti. Il messaggio permetterà quantomeno agli esperti di ridisegnare con precisione la mappa dellislamismo militante e la linea di demarcazione tra due opposti concetti di jihadismo, che ha dato il vita, sin dora, a un riposizionamento dei movimenti islamici e che rischia di sfociare, un po ovunque, in mini-guerre e scissioni interne. Per ora le adesioni allo Stato del califfato sono arrivate da singoli esponenti degli Ansar al-Sharia attivi tra Libia e Tunisia (tra cui Kamal Razzuk e Bilal Shawashi), da un omonimo gruppo yemenita (sceicco Maamun Hatem), da un gruppo dei taleban pachistani (sceicco Abu Yazid al-Khurasani) e si dice anche da Ansar Bayt al-Maqdis di Gaza.
Lultima importante adesione è arrivata anche da un esponente regionale di al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi). Con un messaggio audio lemiro Abu Abdullah Uthman al-Asimi ha criticato loperato della casa madre di al-Qaeda che «ci ha abbandonato», difendendo lo Stato islamico dallaccusa di «eresia» e chiedendo a Zawahiri «di chiarire una volta per tutte la sua posizione». Nessun commento per ora del leader di Aqmi, Abdel-Malik Drukdel, da tempo alle prese con numerosi rivali interni e secessionisti.
Al silenzio quasi totale di al-Qaeda e dei gruppi che fanno riferimento ad esso (taleban afghani, shabaab somali, Boko Haram) fa eccezione lEmirato islamico del Caucaso, secondo il quale lunica leadership legittima è quella di al-Qaeda. Lemirato ha vietato ai suoi militanti presenti in Siria di combattere sotto il vessillo di Baghdadi e ha chiesto di rimanere uniti al fronte di al-Nusra. Ma sono proprio i giuramenti di fedeltà di alcuni capi militari di al-Nusra (come è avvenuto a Bukamal, sulla frontiera con lIraq) a suscitare il maggiore scompiglio in Siria. Unadesione, dicono, che ben illustra i metodi violenti adottati da Baghdadi per incrementare i suoi proseliti, visto che le due fazioni jihadiste continuano a trattare altrove con le armi. Altri movimenti aspettano forse nuovi sviluppi per rompere gli indugi. A partire da diverse fazioni sunnite irachene che non si sono ancora pronunciate sulla fedeltà a Baghdadi.
In Giordania si parla per ora solo di adesioni individuali. Un leader salafita locale, Mohammed al-Shalabi, ha indicato che la sua corrente è divisa tra i due campi , ma che la maggioranza auspica una riconciliazione tra di loro. La questione califfato ha scatenato un dibattito altrettanto accesso sul Web, con diversi hashtag e account apparsi su Twitter e Facebook, come pure richieste di informazioni sulle modalità di adesione al califfato, prontamente accontentate. «Si è esteso e lhanno deriso si legge in un tweet favorevole a Isis , ha abolito i confini e lhanno deriso, ha proclamato il califfato e lhanno deriso. Ma esso va avanti senza badare ai loro ragli».
La prossima partita si giocherà presto sul reclutamento, che opera anche attraverso il Web. È di ieri la notizia dellarresto, lo scorso aprile, di una ragazza americana di 19 anni del Colorado con laccusa di volersi unire allIsis.
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